Una notizia colta alla radio durante la mattina del nove gennaio proprio mentre si faceva colazione: è morto il Leader Maximo della revoluciòn cubana, Fidel Castro.

E invece no: Fidel è vivo e vegeto, sta bene, e i giornalisti ci hanno davvero stancato con tutte queste notizie fasulle sulla sua morte. Queste più o meno le parole del nipote Alejandro Castro Espin, figlio di Raul, che mi hanno messo l’anima in pace. Perché mi sarebbe spiaciuto, a una settimana dal mio articolo Goodbye Fidel di aver scomodato il fato con un titolo tanto premonitore.

La trama vicenda, già nel pomeriggio del nove, era ormai piuttosto chiara. Alcuni giornali anticastristi della Florida hanno diffuso più o meno contestualmente la notizia della morte di Fidel Castro confermata dalla presunta intenzione del governo di indire una conferenza stampa aperta ai giornalisti dei Paesi esteri. La notizia è stata ripresa, ovviamente, a velocità supersonica da tutti i giornalisti creduloni del mondo che non aspettavano altro per aumentare le visualizzazioni web della propria testata: è morto Castro! è morto Castro! è morto Castro!

E invece no. Nessuna conferma, nessuna conferenza stampa; nada de nada. Semplicemente è successo che a Miami si sono inventati tutto, compreso il clima di tensione che da lì, e solo da lì, si intravedeva a Cuba.

Di certo c’è solo che Fidel Castro, come ogni essere umano di quasi novant’anni, non scoppia di salute e che, purtroppo, con lui se ne andrà uno degli ultimi testimoni viventi non solo della gloriosa rivoluzione cubana, ma dello spirito rivoluzionario in generale. E anche, di una stagione combattuta all’insegna del cambiamento su scala globale, nel nome di un’altra idea di sistema da contrapporre allo schema imperialista del capitalismo mondiale. Eppure solo di un’immagine si tratta, o di un simbolo nella nostra memoria, e più ancora in quella dei cubani, perché il Castro che doveva scomparire è morto già da un po’. Come del resto è stato palese dal momento del suo ritiro silenzioso, nel quale Fidel è piombato da un anno a questa parte, e che ha buttato benzina sul fuoco delle false notizie quando, per esempio, non si è fatto vivo né per un commento all’operazione disgelo con gli Stati Uniti, né per un saluto ai cinque eroi incarcerati in America e rilasciati in questi giorni.

Che Fidel Castro muoia o non muoia dopodomani poco importa, ciò che conta è il suo ricordo e il dolore di quelli che saranno afflitti dalla sua scomparsa: perché ci sono casi in cui le idee si incarnano in certe persone, e la loro morte sembra creare un vuoto incolmabile. Ma naturalmente, e per fortuna, esse sopravvivono alle persone che le incarnano e continueranno a risplendere finché ci sarà, nel mondo,qualcuno in grado di pensarle. A quel punto serenamente potremo titolare: Goodbye Fidel.

@aurelio_lentini

Fidel Castro