Morte e violenza nella Nigeria dei Boko Haram

Troppi per essere contati. Sono centinaia i corpi – duemila secondo alcuni testimoni – abbandonati a terra dopo la strage dei Boko Haram, una scia di violenza che si snoda per chilometri di strade disseminate da cadaveri. Ormai è passata una settimana, ma l’eco dell’orrore consumato a Baqa, sulle rive nigeriane del lago Ciad, non si placa.

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Mentre gli occhi di tutto il mondo erano puntati su una Parigi colpita nel profondo, nella libertà, in Nigeria uomini, anziani, donne e bambini «che non potevano correre abbastanza forte» per sfuggire agli attacchi, morivano «come insetti». Una prima offensiva a Baqa e nelle zone circostanti era avvenuta il 3 di gennaio. L’attacco finale, però, è arrivato il 7 gennaio, quando i miliziani di Boko Haram, secondo le testimonianze, l’hanno rasa al suolo. Per Amnesty International il massacro potrebbe essere il più letale della storia del gruppo jihadista, in azione dal 2009. In Nigeria si stanno avvicinando le elezioni e si teme un’escalation degli attacchi per intimidire la popolazione.

Ai morti della strage di Baqa si sono già aggiunti quelli degli attentati negli stati di Borno e Yobe. A far deflagrare le bombe, bambine o giovani donne trasformate in kamikaze. Non aveva più di vent’anni – forse addirittura solo dieci – la bambina che portava l’ordigno che ha causato venti vittime nel mercato di Maiduguri. A causare le tre vittime nel mercato di telefonia mobile di Potiskum, invece, è stata l’esplosione congiunta di due bombe – forse attivate a distanza con un telecomando – legate al corpo di due giovani ragazze di 15 e 23 anni.

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Che sia stata la straordinaria drammaticità, la concomitanza con l’attentato di Parigi o il coinvolgimento delle “bimbe-bomba” – tristissimo neologismo apparso sui giornali –, la nuova ondata di violenza in Nigeria ha risvegliato l’interesse dei media occidentali come non accadeva dal rapimento delle studentesse nell’aprile dello scorso anno. Eppure, in questi mesi, morte e violenza non sono certo mancate. Secondo una stima diffusa negli scorsi giorni dal Council on Foreign Relations, nel 2014 sarebbero diecimila le vittime delle azioni terroristiche e di guerriglia dei Boko Haram. Le operazioni del gruppo terroristico, secondo le Nazioni Unite, avrebbero costretto 850mila persone ad abbandonare le proprie residenze per sfuggire alla morte e alle violenze.

maiduguri boko haram

Il presidente Goodluck Johnatan non si è espresso sull’escalation di violenze degli ultimi giorni, ma una netta condanna è arrivata dal vescovo di Jos Ignatius Kaigama. Una condanna non nei confronti dei miliziani, però, ma di quell’Occidente che reagisce quando viene colpito ma che, allo stesso tempo, ignora le violenze che avvengono lontano da casa. «La comunità internazionale dovrebbe avere lo stesso spirito e la stessa determinazione mostrati dopo gli attacchi in Francia», ha detto. E sono in molti, come il vescovo, ad attaccare l’ipocrisia di chi, pronto a esibire la scritta “je suis Charlie”, dimentica l’orrore che si consuma ogni giorno.