Alfano: dopo la strage di Parigi, verifiche su misure di sicurezza
All’indomani dei tragici fatti di Parigi, sale il livello di sicurezza in Italia e la domanda che tormenta l’intera popolazione è “possiamo stare tranquilli? Il rischio è alto per la nostra nazione?”. “Il rischio zero non esiste per nessuno, quindi neppure per l’Italia”. Risponde così il Ministro dell’interno Angelino Alfano al termine del vertice straordinario di Parigi che ha visto la partecipazione di undici rappresentanti dei Paesi europei più toccati dal fenomeno dei foreign fighters.
Già in occasione dell’informativa urgente alla Camera dei Deputati tenutasi, il giorno dopo l’attentato terroristico alla sede del giornale francese Charlie Hebdo, il Ministro esordiva in questo modo: “Il nostro Paese è da sempre in prima linea nella lotta contro il terrorismo islamico”. In un’aula semi vuota, infatti, Alfano ha dichiarato che è stato disposto “l’immeditato rafforzamento dei dispositivi di vigilanza ed il monitoraggio degli obiettivi sensibili proseguirà con grandissimo impegno. Attenzione è posta non solo a siti istituzionali e luoghi culto, ma anche sedi di giornali e tv e personalità pubbliche che, in ragione della loro attività politica, potrebbero essere oggetto di attenzioni terroristiche”. Ha poi continuato: “Non abbiamo segnali che indicano l’Italia o gli interessi italiani come interessati a specifiche forme di rischio”, assicurando tuttavia che “ad ogni modo il Governo non sottovaluterà alcun segnale”. Entrando nello specifico dell’attentato alla sede del giornale francese il titolare del Viminale ha dichiarato che uno degli autori dell’atto terroristico in questione fosse già noto alle forze di polizia del nostro Paese “come appartenente alle filiere islamiche dirette in Iraq, ma non era mai stato sul territorio nazionale”. E ancora riferendosi alla strategia utilizzata l’ha definita “frutto di un addestramento militare acquisito nei luoghi di conflitto” e di una “conseguente dimestichezza con l’uso delle armi da guerra”. Quanto al tanto dibattuto fenomeno dei foreign fighters, ovvero quei i giovani che abbandonano il proprio paese di origine per andare combattere in nome dell’Islam e che spesso vi fanno ritorno con l’obiettivo di commettere attentati “in casa”, puntualizza che sarebbero “53 le persone coinvolte in trasferimenti verso luoghi di conflitto che hanno avuto a che fare con l’Italia nella fase della partenza o anche solo in quella di transito, quattro di esse hanno nazionalità italiana”. “La quasi totalità di queste persone – ha aggiunto – è ancor attiva nei territori di guerra, la restante parte minoritaria è deceduta nei combattimenti o è detenuta in altri Paesi”. Due dei quattro italiani in questione sono Giuliano Delnevo, morto lo scorso anno in Siria ed un giovane che si trova attualmente all’estero.
Dura la reazione da parte della Lega Nord, unico gruppo parlamentare presente in forze a Montecitorio. “Questo governo è collaborazionista dei terroristi”- ha attaccato Paolo Grimoldi- “Parlate di espulsioni ma avete azzerato il fondo anti espulsioni, parlate di combattere il terrorismo ma se li andate a prendere direttamente sul bagnasciuga dei paesi musulmani i terroristi, li portate qui, gli diamo la casa e gli paghiamo pure il telefono, vitto e alloggio, ma di cosa stiamo parlando? Voi state collaborando con i terroristi, perorate la causa del terrorismo”.
Secondo il Ministro degli Interni, comunque, la parola chiave del sistema di sicurezza anti terrorismo è “prevenzione”, l’unica vera arma contro un tipo di minaccia “molecolare, destrutturata, fai da te e che decide di entrare in azione senza attendere ordini superiori”. Il governo sta mettendo a punto un pacchetto di norme antiterrorismo che potrebbero prendere la strada del decreto legge. Al centro di tali misure non vi è più l’associazione terroristica ma “la figura del terrorista molecolare, home made, capace di trasformarsi in un’impresa individuale terroristica nel senso che si auto-radicalizza e si auto-addestra anche ricorrendo al web, si procura le armi e le istruzioni per l’uso, progetta da solo o comunque senza appartenenza a reti strutturate azioni terroristiche”. L’obiettivo, quindi, deve essere quello di modificare nonché di adattare il nostro apparato legislativo a questa nuova e composita realtà. Riprendendo le parole del Ministro risulta necessario essere in grado di “neutralizzare potenzialità offensiva prima che possa manifestarsi concretamente e che il combattente auto-formatosi possa partire per le zone di confine”.
Quanto alle ultime notizie che indicherebbero il Vaticano come prossimo obiettivo dell’Isis, Alfano si pronuncia così ai microfoni di Radio 24: “abbiamo fatto ulteriori verifiche e a noi non risulta anche se il Vaticano è stato più volte citato dall’autoproclamato Califfo dell’Isis e sono apparse immagini con la bandiera nera sul Cupolone. Il servizio di sicurezza intorno al Vaticano è stato, comunque, rafforzato e rivisto come tutto il sistema di sicurezza della città che comprende tutti gli obiettivi sensibili presenti a Roma e che sono numerosi.