Addio a Francesco Rosi, maestro del cinema dell’impegno civile
Il mondo del cinema piange Francesco Rosi, il regista e sceneggiatore napoletano morto a Roma nella sua città adottiva lo scorso sabato. Aveva novantadue anni e si è spento mentre dormiva. Rosi ha saputo raccontare attraverso film come Salvatore Giuliano (1962), Le mani sulla città (1963), Il caso Mattei (1972) l’Italia del dopoguerra mettendosi in prima linea nella lotta contro la corruzione, la criminalità e l’ingiustizia. Palma d’oro nel 1972 al Festival di Cannes con la pellicola Il caso Mattei e Leone d’oro alla carriera nel 2012 Francesco Rosi ha raccontato molte pagine importanti della nostra storia.
Oggi alla Casa del Cinema a Villa Borghese, dove è stata allestita la camera ardente, molti sono accorsi per rendere il loro ultimo saluto al regista. Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, amico di Rosi e suo compagno di scuola, ha voluto essere presente alla commemorazione del regista che primo fra tutti ha dato vita al filone del cinema d’impegno civile. Ad accogliere il Presidente c’erano il ministro per i beni e delle attività culturali Dario Franceschini, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, il vicesindaco di Roma Luigi Nieri e il direttore della Casa del cinema Giorgio Gosetti. Molte altre personalità del mondo del cinema erano lì per rendere omaggio a Rosi: Giuseppe Tornatore, Giuliano Montaldo, Marco Tullio Giordana, Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino, Nicola Piovani, Giuseppe Piccioni, Ettore Scola.
Questa mattina la figlia del regista Carolina lo ha ricordato così: “Caro, dolcissimo, adorato Franco, per tutta la vita ho stranamente combattuto con l’idea e l’angoscia della tua morte. Forse perché avendo un rapporto così unico, così speciale, sapevo che la tua mancanza mi avrebbe dilaniata, mi avrebbe lasciata profondamente sola. Avrei volentieri dato volentieri la mia vita in cambio della tua, per poter godere ancora dei tuoi pensieri, della tua dolcezza, del tuo amore. Avrei voluto esserti vicina ancora come aiuto regista, per vederti ancora dietro a una macchina da presa, oppure in palcoscenico, con la tua sicurezza, con la tua passione, la totale dedizione per il tuo lavoro. Il tuo profondo senso della giustizia, il tuo dovere morale, l’amore per la verità, il tuo non essere mai sceso a compromessi, la tua poesia, mi hanno fatta diventare quella che sono, sono così sono fiera di essere tua figlia, fiera di essere almeno un po’ una piccola parte di te. Mi mancherai, mi mancherai tanto, io che tutta la vita ti ho chiamato Franco, ora non riesco che a chiamarti papà”.