Colle, cronaca di un’ elezione difficile

Il messaggio di fine anno del Presidente è stato il fischio finale, il segnale che i tempi sono maturi, anzi scaduti e che urge trovare finalmente una figura degna e in grado di congedare Giorgio Napolitano. L’invito è di non impantanarsi di nuovo e di evitare le figuracce delle scorse elezioni ma, si sa, le scelte di qualità sono sempre difficili.

Il totonomi continua, lo scenario politico rispetto allo scorso tentativo è cambiato e pure gli equilibri sembrano allo stesso modo precari. L’ ombra invadente questa volta rende la partita ancora più incerta, dato che pare che i preliminari si giocheranno nelle sale del Patto del Nazareno. Per avere la maggioranza infatti le logiche di potere potrebbero orientare la scelta verso una figura che possa garantire un’eventuale grazia al Cavaliere. Solo dubbi, che emergono però in una congiuntura particolare, ovvero appena dopo i dibattiti su quella che è ormai nota come la norma Salva-Silvio.

Una norma, inserita in extremis e contenuta nel decreto fiscale che prevede la depenalizzazione per i reati di evasione fiscale se l’ammontare delle imposte evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato. Norma che, se approvata, darebbe piena riabilitazione politica, abolendo interdizione e incandidabilità, a Berlusconi. A rassicurare gli animi ci ha pensato però il Premier che, per azzittire le frange politiche che hanno gridato allo scandalo per l’evidente favore al Cavaliere, ha rimandato le decisioni sul decreto fiscale a dopo l’elezione del Capo dello Stato, presumibilmente a febbraio.

Ricordiamo che l’elezione del Capo dello Stato non equivale a scegliere un alto rappresentante della Repubblica Italiana, almeno non solo. I poteri sono certo meno invasivi nel quotidiano dei cittadini rispetto ai dictat governativi, ma sono di grande rilevanza per gli equilibri parlamentari. Scioglimento delle camere, nomina dei senatori a vita, indire nuove elezioni, emanare decreti legge, decreti legislativi e regolamenti, nominare alte cariche come un terzo dei membri della Corte Costituzionale sono tutte prerogative del Presidente della Repubblica. Ecco perché i partiti non cederanno a nomi considerati di parte ed ecco perché non si accontenteranno di un arbitro qualsiasi.

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