Quanti sono i bambini che hanno passato il Natale lontano dai propri genitori? E perché sono in Casa Famiglia o in Comunità? Cosa è accaduto, il 24 notte, mentre mamma e papà erano ansiosi di abbracciarli? Ce lo racconta Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, in una lettera che fotografa, in maniera lucida quanto drammatica, la solitudine di famiglie spezzate per motivi che non riguardano affatto la sicurezza dei minori. Ne riportiamo stralci e momenti salienti.

<< Caro Babbo Natale, sei passato l’altra notte, ma non hai trovato molti bambini. Non c’erano Jenny, Serena, Alessio… migliaia di bambine e bambini. Non sono scappati di casa, né sono in guerra, neanche in ospedale, né in vacanza. Sono i bambini allontanati dalle proprie famiglie e collocati in Comunità, in Case Famiglia o già dati in adozione ad un’altra mamma e un altro papà, pur avendo genitori vivi che li amano e li rivorrebbero con loro.

Sono i bambini fantasma, dimenticati dai Servizi e dai Tribunali. Sono quelli che non sono potuti tornare a casa neanche per le Feste di Natale, perché il Giudice non ha firmato il decreto, perché non c’era la relazione dei Servizi, perché il tutore non era d’accordo, perché …
Una licenza premio non si nega a nessuno: ai soldati in guerra, ai criminali in carcere, ai lavoratori migranti, anche ai ragazzini del Minorile. Ma ai bambini delle case famiglia: NO! […] Si deve incancrenire la loro lacerazione del distacco, della solitudine, del nulla. Devono soffrire all’infinito, sospesi nel vuoto dell’attesa e del percepito abbandono.
Ed i genitori, castigati perché poveri, ignoranti, litigiosi, o semplicemente ingenui, sprovveduti, stranieri. Ignari delle trappole del nuovo potere: quello che ha fatto grande “mafia capitale” sulle spalle dei neri e dei soli. […]

Non sono tutti abusanti i genitori ed i nonni dei bambini in casa famiglia o in affido presso altri. […] A guardare i numeri (quelli ufficiosi, perché quelli ufficiali non ci è dato conoscerli), da quel che risulta, solo il 7% di questi bambini è oggetto di maltrattamenti; forse saranno un po’ di più o un po’ di meno, forse questi non avranno nessun altro parente entro il 4° grado che possa occuparsi di loro, ma gli altri? Tutti gli altri? […]
Quei bambini sono innocenti ma vivono il carcere duro, non hanno mai fatto del male ma sono puniti, provano il dolore e l’impotenza dell’ingiustizia ma vengono drogati con sedativi ed antipsicotici; si percepiscono abbandonati e quindi cattivi: probabilmente lo diventeranno o a 18 anni torneranno comunque là da dove erano stati strappati, dove niente è mutato.

Hai mai visto un bambino dopo un incontro “protetto”? E’ stravolto, sfiancato, dolorante, malato: un’ora con mamma e poi basta, dopo 15 giorni, un’ora con papà e poi il nulla. “Mamma, mamma, mi fa male la pancia!” “Papà, ho paura del buio!….”. Il dolore che spezza il vuoto dell’attesa del ritorno è lacerante. Spesso, la risposta dell’Istituzione è: “meglio diradare o sospendere gli incontri: il bambino è turbato dopo ogni visita!” Dio Santo! E’ come dire: l’assetato vuole ancora bere, chiede ancora acqua, non giace disidratato immobile, e quindi senza pretese, nel suo letto di morte! […]

Mi hanno chiamato molti genitori, in questi giorni. Carlo aveva preparato, insieme ai nonni, il pranzo con le vongole, per la cena di Natale e, sotto l’albero, la bicicletta e la rete per pescare le telline. Le zie erano pronte con dolci e vestiti nuovi. Anche i cuginetti erano ad attendere il figlio del pescatore Carlo, ma il piccolo non è arrivato. Ed anche Lory: “eravamo tutti pronti, “nulla osta”… ma poi il Giudice ci ha ripensato. Perché? Mamma e papà prima litigavano, ora non più. Perché punire il figlio? Della piccola Maria mi hanno detto che aspettava la zia, ma poi la tutrice ha cambiato l’orario, la piccola ha perso il treno e non è più partita. Ha pianto, rotto tutto, buttato per aria gli oggetti della Comunità: perciò hanno chiamato l’ambulanza ed è stata portata via. Mi ha raccontato la zia che l’hanno sedata, ha dormito due giorni, che oggi prende gli stessi antipsicotici della nonna. Era solo una bambina portata via dalla sua casa perché fosse “messa in sicurezza”, oggi è ridotta a piccola demente, chimicamente deviata, resa oppositiva, borderline, con un disturbo della personalità.
Chi pagherà per tutto questo?

[…] E’ Natale, poi Capodanno. Tribunali chiusi, non succede niente in queste ore, ma i miei amici Sardi ci sperano ancora: “Dottoressa, ci sono i fratellini, a casa! Lo stanno aspettando, il fratellino loro: lo hanno portato via due anni fa perché mia moglie non voleva prendere gli psicofarmaci! Ora lei li prende tutti i giorni, ma neanche adesso va bene, perché ora, mi dicono, ne prende troppi, non può curare il bambino. Io mi sento in una trappola, ma perché, almeno nelle feste di Natale non ce l’hanno mandato a casa? ”.
Accanimento terapeutico, sul bambino e sulla famiglia! E potrei continuare all’infinito. […] >>
Questi sono i “bambini fantasma”, i bambini al 41Bis. Quei bambini costretti anche stanotte al carcere duro, senza poter vivere, invece, una lunga notte delle stelle, tra una scopa, una slitta e una stella cometa.