Un’altra donna nella storia di Woody Allen
Il mercoledì sera in una delle zone più alternative e frequentate di Roma, ovvero San Lorenzo, precisamente in via di Porta Labicana, si tiene la Rassegna Cinematografica di uno dei registi più famosi degli ultimi tempi: Woody Allen. Fino al 29 maggio l’associazione culturale Sinergy Art Studio proietterà film del regista statunitense, continuando a proporre numerose altre iniziative.
Ieri è stata la volta del film Un’altra donna, classe 1988, dove una strepitosa Gena Rowlands interpreta il ruolo di Marion, la protagonista. Cinquantenne raffinata, bella, colta e affermata dal punto di vista lavorativo, Marion, in seguito a eventi del tutto voluti dal caso, si trova a fare, giunta alla maturità della sua vita, i conti con sé stessa. Questo film decisamente femminile, che scava a fondo nei pensieri di una donna di mezz’età, traccia l’ineluttabile destino di ogni essere umano, affrontato però diversamente da uomini e donne, ossia quello di fare i conti, prima o poi, con la nostra vita, i nostri ricordi, con ciò che abbiamo perduto per sempre e ciò che forse potremo ancora conquistare. E sembra proprio che Marion, solamente alla sua “tenera” età, abbia capito ciò che realmente conta, scoprendo e ascoltando sé stessa forse per la prima volta. Tutto ciò ha avuto luogo grazie all’intervento del fato, manifestatosi sotto forma di interferenze acustiche tra l’appartamento della protagonista e l’attiguo studio di uno psicoanalista. Mentre questi ascoltava i resoconti dell’esistenza di una donna (Mia Farrow), più giovane di Marion, ma dotata della sua stessa sensibilità e anche della stessa freddezza nell’affrontare la vita, la protagonista rivedeva sè stessa. Un matrimonio privo d’amore forse da sempre, ma avvenuto per stima intellettuale e sociale tra i due, rapporti familiari altrettanto privi di gesti semplici, ma autentici, un aborto dettato dalle ambizioni di una giovane donna, dimentica della presenza di un uomo che la amava: questa è stata ed è la vita di Marion, la quale ora ne sta raccogliendo i frutti, o meglio i pezzi.
Un Woody Allen insolito, ma sempre geniale, è quello che esce fuori da Un’altra donna, dove non c’è alcuno spazio per il sorriso e l’umorismo un po’ duro ma, comunque, divertente, tipico del regista, perché qui tutto è rivolto all’amarezza e al rimpianto. Un barlume di speranza lascia però intravedere la sua presenza nel momento in cui, dopo le macerie derivate dai pensieri distruttivi di Marion, la fenice sembra essere pronta a rinascere grazie alla sua determinazione e alla sua volontà di vivere ciò di cui si è sempre privata, ovvero degli affetti e delle emozioni, finora sacrificati per la carriera.