Twitter e lo spionaggio informatico
«Twitter pensa che il tuo account sia stato compromesso da un sito internet o un servizio non associato a Twitter. Abbiamo reimpostato la tua password per evitare altri tentativi di accesso al tuo account da parte di questi servizi. Dovrai creare una nuova password per il tuo account Twitter. Puoi farlo cliccando su questo link». Questo è il messaggio che più di 250 mila utenti Twitter hanno ricevuto nella mail personale.
L’evento è circoscritto negli Stati Uniti, ma ha messo in allarme chiunque abbia un account al famoso social network. Le precauzioni suggerite dai dipendenti di Jack Dorsey sono, infatti, la conseguenza di un vero e proprio attacco informatico lanciato da hacker ancora non identificati. Il responsabile della sicurezza di Twitter, Bob Lord, non ha diffuso i particolari dell’ “invasione”. L’unica certezza è che la privacy degli utenti è stata compromessa. «Questo attacco non è opera di dilettanti, e non crediamo sia un incidente isolato. Gli attaccanti sono stati estremamente sofisticati, e riteniamo che altre società e organizzazione siano state attaccate in modo simile di recente», parole che indicano indirettamente gli eventi che hanno coinvolto lo spionaggio cinese.
Si sa quanto la Repubblica Popolare Cinese tenga sotto controllo i propri cittadini, limitandoli anche nella navigazione su web. Inoltre, recenti casi di infiltrazioni informatiche hanno convalidato l’ipotesi che le azioni di vigilanza dei cinesi vadano a colpire anche paesi stranieri. Gli Stati Uniti, in particolare, sono al centro del mirino da tempo. È ormai accertato che hacker cinesi si sono introdotti illegalmente nel sito del New York Times in concomitanza, “casualmente”, con la pubblicazione di un articolo sulle ricchezze segrete di Wen Jiabao, premier dal 2003. Mentre il Ministero degli Esteri cinese respingeva le accuse, la censura di Pechino oscurava la pagina del New York Times, attualmente impossibile da visualizzare per un comune cittadino. Stesse accuse provengono dal Wall Street Journal, che ha ritenuto responsabili gli hacker cinesi di numerose infiltrazioni nel proprio sistema informatico, al fine probabilmente di controllare il modo in cui vengono seguiti i fatti di Pechino.
Attualmente non ci sono prove che le password degli utenti Twitter siano state raggiunte dagli hacker, ma l’episodio fa comunque preoccupare. Nel 2010, infatti, il governo degli Stati Uniti aveva denunciato delle infiltrazioni, trovandosi costretto a modificare il proprio sistema di tutela della privacy. Che Twitter non sia in grado di proteggere gli elementi sensibili dei suoi utenti? E’ una questione che dovrebbe far riflettere anche gli utenti italiani, che di Twitter hanno fatto una piazza alternativa dove scambiare idee e accendere dibattiti, politici in primis.