Verso gli Oscar: Les Misérables
I Miserabili è uno dei romanzi cardine della letteratura francese che intreccia i destini e le sorti dei personaggi in un arco temporale di circa vent’anni. I protagonisti appartengono agli strati bassi della società e le loro vite sono trascinate dagli eventi storici della Parigi post-rivoluzione e post-napoleone. I miserabili è anche e soprattutto la storia di un uomo che fa della fede il suo riscatto e l’ancora di speranza.
Tratto dall’adattamento teatrale di Claude-Michel Schönberg che dagli anni 80′ in poi divenne uno dei musical più popolari di sempre, il regista Tom Hooper dirige il film aggiudicatosi già tre Golden globe e candidato a ben otto premi Oscar tra i quali quello di miglior film. Nonostante i premi, le nomination e il successo di pubblico inglese Les Misérables non conquista con lo stesso vigore delle sue storie. I principali difetti sono innanzitutto la durata (circa 150 minuti) e la presenza quasi assoluta di brani e della musica; anche i pochi dialoghi sono cantati e prevalgono assoli e duetti che appesantiscono la visione di contro alle poche ma più riuscite scene corali, se pur prive di coreografie.
Il regista si è affidato a un cast di ottimi attori, non indovinando però tutte le scelte: mentre è notevole la prova di Hugh Jackman nei panni del perseguitato Jean Valjean, credibile anche nelle sue doti canore, ed Anne Hathaway stupisce con un’apparizione breve ma intensa (commovente la sua interpretazione di I dreamed a dream), non si può dire la stessa cosa di un Russel Crowe ingessato, non solo per il ruolo del gelido ispettore Javert. Alleggerisce invece il tono sentimentale e patetico la coppia dei sudici locandieri truffatori Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen, insieme perfetti. Nelle loro sequenze si nota una regia più costruita e dinamica così come le scene delle barricate studentesche, rispetto alla prima parte del film dominanata da staticità e teatralità delle immagini.
Il dramma, i grandi sentimenti, l’eroismo del protagonista sapranno emozionare gli spettatori più emotivi e gli amanti del musical, ma dal premio Oscar Tom Hooper, del quale pochi anni fa abbiamo ammirato l’eleganza de Il Discorso del re, ci saremmo aspettati molto di più di una messa cantata.