“L’ultimo spettacolo di Fabio Avaro” in scena al Teatro Petrolini
Cosa ci fanno 3 suonatori di ukulele, un violinista ed un attore brillante sul palco del Teatro Petrolini di Roma?
Semplice: fanno ridere. E parecchio.
Ridere e divertire, per essere precisi. Perché lo spettacolo, vario e ricco di trovate, non è semplice cabaret, ma teatro vero e proprio, che si snoda lungo un filo insieme saldo e leggero, conducendo lo spettatore a chiedersi fino alla fine, fino in fondo: ma questo, dunque, è realmente “L’ultimo spettacolo di Fabio Avaro“?
E’ davvero così stanco di questa Italia piena di Italiani, Fabio? Ed è così diverso da quegli stessi Italiani e Romani pieni manie, strane abitudini e buffe contraddizioni di cui parla?
Ma soprattutto, come ci sono finiti 4 sedicenti musicisti del teatro dell’Opera di Roma ad accompagnare (disturbare?) con demenziali rivisitazioni di pezzi famosi e medley improbabili il tentativo di Fabio di venire a capo delle regole della nostra giungla metropolitana?
Uno spettacolo pieno di domande: sensate, sacrosante e … surreali. Come quelle che derivano dalla saggezza popolare o si annidano nei versi delle canzoni che crediamo di conoscere tutti. I racconti di un giovane ragazzo nato a Ostia, i primi approcci con le donne (l’insondabile mondo del femminile) e il rapporto con i coetanei: “Quando uscivo con un gruppetto di ragazzi e qualcuno, parlando di noi, diceva ad esempio ‘Eravamo tre o quattro...’ ecco, ‘o quattro‘ ero io”.
E l’incontro-scontro col mondo del lavoro e le difficoltà di una metropoli – Roma – in balìa di noi approssimativi, spesso un po’ troppo furbi ma anche tanto di cuore.
Difficile lasciare Roma, certo, e fuggire ad aprire quel famoso bar in Costa Rica che, diciamoci la verità, molti sognano ma … o il Costa Rica è zeppo di bar Italiani o c’è qualcosa che non torna.
E poi le manie che condividiamo tutti: la dipendenza da Facebook, le recensioni compulsive su Tripadvisor, l’istinto irrefrenabile di fotografare qualsiasi cosa si muova o sia stato vivo almeno qualche tempo fa.
Uno specchio laterale e scanzonato ma anche straordinariamente lucido, quello tra le dita di Fabio Avaro, che ci fa ridere di noi stessi e ci trasporta, tra ricordi del passato e progetti per il futuro, a spasso per questo nostro oggi confusionario e disordinato.
Attore completo, artista a tutto tondo, gioca quindi con i suoi personaggi classici e con intuizioni nuove, spesso anche estemporanee.
Strepitosi i tre della Banda dell’Uku (Fabrizio Sartini, Fabio Fedra e Luca Sgamas), così come il Maestro Guido Voliani, special guest musicale.
A dimostrazione del fatto che nulla sia casuale, in uno spettacolo in cui tempi, modi e dettagli scandiscono un ritmo comico perfetto, le luci di Massimiliano Lumachi contribuiscono al risultato finale coinvolgente ed esplosivo.
Sarà, dunque, davvero, “L’ultimo spettacolo di Fabio Avaro“?
Nel dubbio, io non lo perderei.
In scena al Teatro Petrolini di Roma
Via Rubattino, 7 (Testaccio)
Fino al 4 gennaio – Serata speciale a Capodanno!