Renzi “A me non basta cambiare la politica, ma l’umore degli italiani”

Non poteva lasciarci così Matteo Renzi, con il 2015 alle porte. E, soprattutto, non si poteva non onorare la tradizione della conferenza stampa di fine anno, organizzata dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti insieme all’Agenzia di Stampa Parlamentare.

2014 anno della riorganizzazione semantica, “ridiamo valore alla parola flessibilità” e 2015 anno delle azioni; 2014 anno di riforme e 2015 della messa in atto di queste. Molti gli appuntamenti importanti che attendono il nostro Paese dal mese, nonché anno, prossimo. Uno di questi sarà la presenza di Renzi a Strasburgo il prossimo 13 gennaio per la fine del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Più che Europa in realtà, fondamentale per l’accompagnamento della crescita nostrana, durante la conferenza si è parlato di Italia, anche sotto battute e immancabili sarcasmi del premier. Un premier poco disponibile all'”Indovina Chi” riguardante il prossimo detentore della sedia al Quirinale: “Bisogna ringraziare il Presidente Napolitano per il suo doppio impegno consecutivo al colle e per l’energia che ci ha messo. Per quanto riguarda le sue dimissioni, non è un elemento che prevede la controfirma della Presidenza del Consiglio. Sarà Napolitano stesso a decidere quando sarà opportuno abbandonare la carica, per il resto non sto qui a giocare a Indovina Chi”. Va bene Renzi, non giochiamo a “indovina chi”, ma allora dicci qualcosa sui programmi principali che il tuo Governo ha messo in atto. Chiedendotelo facciamo anche da eco al tuo “Siamo l’unica legislatura che ha fatto più riforme rispetto alle leggi”, e possiamo essere d’accordo su questo. Andando al sodo allora, che ci dici del Jobs Act, della riforma elettorale, giustizia, scuola? Alla domanda riguardo l’eliminazione del comma sui lavoratori pubblici nel Jobs Act, il caro Matteo è stato molto chiaro nell’affermare che il testo vuole rappresentare esclusivamente una tutela del lavoro privato. Grazie al Jobs Act saranno molto più semplici le assunzioni a tempo indeterminato, il costo del lavoro diminuirà, e aumenteranno investimenti stranieri e le join venture con le imprese italiane, che già hanno contornato il 2014: “Poi chi considera questo come la morte del Made in Italy, alla fine si tratta solo di un altro modo di vedere la cosa”. Riagganciandosi poi alla domanda, Renzi afferma che ” La questione del lavoro pubblico è una cosa a parte, che sarà trattata tra febbraio e marzo prossimo dal ddl Madia. Sono comunque dell’idea che un lavoratore pubblico non produttivo debba essere licenziato in tronco”. Nuova domanda dal pubblico: “Possiamo allora dare come titolo, in base a quello che ha affermato riguardo il Jobs Act: Se fosse per me il licenziamento sarebbe da estendere anche agli statali?”. Renzi, di tutta risposta, ha voluto fare il saggio e l’onesto, qualità che, a detta sua, hanno fatto in modo di dividere la sua strada dalla carriera giornalistica:”No non è corretto, il titolo corretto sarebbe troppo onesto e buono e quindi non farebbe notizia, motivo per cui la mia unica collaborazione giornalistica intrapresa è durata non più di 20 giorni. Se lei mi dice che uno della pubblica amministrazione venga licenziato io dico sì, chi sbaglia paga, ma con il Jobs Act non c’entra niente…” Va bene, ma allora sei d’accordo con il titolo, Matteo, o no? Le idee gli italiani già le hanno confuse e il titolo eventuale a cui si riferiva il giornalista, Francesco Bei di Repubblica, non era così male e il Jobs Act in realtà non doveva farla da protagonista…Renzi, che pensi tanto ai fatti ma poi pesi ogni singola e possibile mala interpretazione, che problema hai, coscienza sporca? Io “mi limiterei” a fare il tuo lavoro, che già ne hai tanto. Il mestiere dei giornalisti lasciamolo fare a loro, o a noi. Bravi o meno che siano, o che siamo, ci prenderemo noi le dovute conseguenze; poi, con il nuovo ddl diffamazione , ora in terza lettura alla Camera, di certo non verranno risparmiate amare mazzate.

E, a proposito di giornalismo, trattandosi di una conferenza stampa organizzata dall’Ordine dei Giornalisti, il presidente dell’Ordine suddetto, Enzo Iacopino, nonché moderatore della conferenza in questione, ha accennato alla grave crisi nella quale versa la professione giornalistica, non degnamente rappresentata da un sindacato che ha appena decretato la possibilità di vivere con 3 mila euro lordi all’anno.”É inoltre necessaria una riforma dell’Ordine dei Giornalisti – continua Iacopino – che ancora utilizza sistemi di 50 anni fa per legittimare una professione che è totalmente cambiata”. Renzi e il giornalismo non vanno molto d’accordo, da quanto si è potuto evincere dalle sue parole di risposta a Francesco Bei di Repubblica, ma, all’invito di Iacopino sul fare qualcosa per salvare e innovare una professione così importante, il caro Matteo ha liquidato il tema con un: “Non posso esprimermi io al riguardo anche se ho le mie idee che non esporrò qui, ma bisognerà affrontarle con chi di dovere”. Chi? Il nostro brillante presidente del Consiglio ha veramente tante idee e di certo non scarseggia di doti comunicative ma è anche vero che il Matteo nazionale, come scrive Piergiorgio Paterlini su L’Espresso, è un buon comunicatore che però comunica solo di essere un buon comunicatore. ( è chiaro il concetto di comunicare?) Il resto è fuffa, come si suol dire. Al di là delle simpatie o antipatie nei confronti di Renzi e del partito che rappresenta, in realtà verrebbe anche da chiedersi quale oramai, è comunque un dato di fatto quello che lo caratterizza, ovvero la tendenza a porre se stesso al centro dell’attenzione, a ironizzare su argomenti che non vuole affrontare e, con la destrezza di un felino, a evitarli completamente. Uno dei temi che sembra stare molto a cuore al premier, però, è la scuola. Non si può infatti non dargli atto che, sul tema istruzione, il Presidente ha speso veramente molte e sentite parole, reputandosi tacciabile di essere lento sul tema scuola, perché ci tiene veramente molto. “Il 2015 sarà l’anno in cui la politica dedicherà moltissimo lavoro alla cultura. Il nuovo iter da percorrere per gli aspiranti insegnanti sarà più difficile, ma meno articolato, volto al merito e a verifiche in itinere. I giovani devono considerare la professione di insegnante non come un refugium peccatorum, bensì come un mestiere all’insegna della meritocrazia, da sudare”. Entusiasta anche della legge elettorale, che sarà un mattarellum con preferenze, con i capolista bloccati, ma con la possibilità di esprimere delle preferenze: “Se il partito prende più seggi ci sarà modo di inserire i candidati con le preferenze, ma il capolista rimane quello, è un sistema semplicissimo”. Per limitare la fuffa riportiamo allora anche qualche cifra: “Da 889 siamo passati a 383 decreti attuativi da sbloccare, dal 2012 a ora, e andranno diminuendo. Il deficit dell’Italia verso l’Europa, dal 2012 al 2014, è diminuito (-2,3%, -1,9%, -0,4%) ma non basta; siamo sostanzialmente vicini agli altri Paesi europei ma servono nuovi paradigmi economici per migliorare ancora”.

Basta così Renzi, è capodanno anche per te e concludiamo questo 2014 in pace e con dei buoni propositi, come vuole la tradizione. Che lo #staisereno diventi uno status e non un auspicio, caro Matteo.

Twitter @IlariaPetta