E dopo Cuori Monolocali è la volta di Appese a un filo

Ieri 29 gennaio, presso il Teatro Studio Uno di Roma, Maria Antonia Fama e Alessandro di Somma si sono cimentati nella rappresentazione dei rapporti di coppia, stavolta analizzati dal punto di vista femminile. Appese un filo è il prosieguo di Cuori Monolocali, scritti e diretti rispettivamente da Lorenzo Misuraca e Velia Viti ed è possibile assistervi fino al 10 febbraio.

Vagone di un treno, panchina di una strada, camerino di un’attrice di teatro: queste sono le ambientazioni in cui i tre personaggi, tutti interpretati da Maria Antonia Fama, lasciano scorrere i loro pensieri facendo il resoconto delle proprie esperienze sentimentali. Tre donne e tre luoghi completamente diversi non alterano però il fulcro della questione, rappresentato dal continuo tumulto interiore e dalla caparbietà del gentil sesso nel non voler mollare neanche la situazione sentimentale più complicata, e confermano l’adattabilità dei nostri pensieri a qualsiasi situazione. Non è difficile ritrovare un po’ di ognuna di noi, mantenendo ovviamente le dovute distanze imposte dall’elemento dell’esagerazione, presente in ogni manifestazione artistica, nelle tre giovani donne “appese a un filo“. Ce n’è per tutti i gusti: dalla romantica e “paranoica” sul treno che, persa d’amore, fa del cellulare il suo compagno di vita quando quello in carne e ossa non è presente, alla svampita e, forse, anche un po’ “esaurita” ragazza la quale, recatasi con circa tre ore di anticipo all’appuntamento con l’amato, attende e riflette su come la sua storia d’amore, se così si vuole definire, sia paragonabile al rapporto tra una badante e il suo assistito. Infine ci troviamo di fronte a un’attrice, bella, apprezzata e, apparentemente, molto sicura di sé, cosa che ci può far sperare in un riscatto finale nei rapporti con gli uomini, ma che in realtà nasconde, per poi rivelare, il dolore per l’abbandono del suo uomo, il quale è caduto nelle braccia di un’altra.

Nonostante questo spettacolo descriva la dura realtà e sottolinei l’indole masochista di noi donne, i toni sono comunque ironici e divertenti e i monologhi dei personaggi vengono accompagnati da balli e canti perfettamente interpretati dalla protagonista e da Alessandro Somma, il quale inscena le varie valvole di sfogo delle tre donne.
Per non perdere questo realistico, ma molto divertente quadro delle situazioni sentimentali del terzo millennio, è possibile assistere ad Appese a un filo fino al 7 febbraio. Per chi invece non abbia ancora visto Cuori Monolocali, il Teatro Studio Uno propone, nei giorni 8, 9 e 10 febbraio, una nuova messa in scena del punto di vista maschile, con gli stessi due attori del primo insieme a Ermenegildo Marciante.

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