Berlusconi, elogio al Duce
Ha fatto immediatamente il giro del mondo l’ultima uscita di Berlusconi che, con perfetto tempismo, ha colto l’occasione proprio nella Giornata della Memoria per tessere le lodi di Benito Mussolini. Che si tratti di gaffe o di tentativo di attirare su di sé l’attenzione mediatica, le proteste si levano e anche l’Ue non ci sta.
La frase incriminata è: “Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene”. Certo che qualcosa di buono l’avrà pur fatto ma le atrocità di cui l’Italia si è macchiata, il terrore, la deportazione, i morti, non possono essere considerati incidenti di percorso. In risposta a un’uscita simile già in Tuttobenigni 95/96 Roberto Benigni azzardava che anche Hitler o Stalin un ponte o una strada l’avranno costruita e anche il Mostro di Firenze avrà detto “buongiorno” a qualcuno qualche volta.
Berlusconi ha proseguito dicendo che l’Italia preferì allearsi con la Germania anziché contrapporvisi e in quell’alleanza ci fu l’imposizione della lotta contro gli ebrei. Rimandato in storia signor Silvio, questo è falso: le leggi razziali in Italia vennero introdotte nel 1938, un anno prima dell’alleanza con la Germania.
È fin troppo scontato cercare o dimostrare gli errori che stanno dentro un’uscita tanto infelice. Le indignazioni non si contano. Il commissario Ue Cecilia Malmstrom ha detto: “Vi sono voci politiche che alimentano questo tipo d’odio. Ciò è molto preoccupante e per questo serve che i leader politici ad ogni livello e i media si ergano contro tutto questo”. Ancora una volta al nostro ex premier non interessa la questione della credibilità davanti all’Europa, dettaglio che negli ultimi anni ci è già costato più di qualcosa, e conserva il suo tipico stile “politically scorrect”.
A ogni modo il punto centrale non è nemmeno cosa dice di atroce ma piuttosto perché lo fa. Potrebbe essere che dice tutto quello che pensa senza curarsi delle conseguenze, ma a essere meno ingenui e più maliziosi si potrebbe pensare all’azione studiata di uno scaltro “homo politicus” che a un mese dalle elezioni vuole stare il più possibile sotto i riflettori, non importa se con lode o con infamia. Tanto più che si sente nell’aria il desiderio, alimentato dalla crisi e dal caos al governo, di un potere forte che prenda decisioni senza mediazioni e senza indugio, e in questo marasma i rimandi al duce quasi galvanizzano i più ignoranti e disperati. E poi in Italia, lungi dall’aver fatto un’analisi della questione della colpa come in Germania, si racconta ancora la favola bella di un fascismo che non era poi così malvagio. Insomma in questo strano paese si può inneggiare a un dittatore senza ripercussioni, e se sei furbo riesci anche a guadagnarci qualche voto.