L’Italia invia le sue truppe in Kurdistan

Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ai appresta ad ufficializzare le notizie che hanno ormai iniziato a circolare sull’evolversi dell’intervento militare italiano nella lotta al Califfato. È ormai certo che truppe di terra verranno inviate nel Kurdistan iracheno per un totale di 525 militari.

Fonti vicine agli ambienti militari tedeschi hanno raccontato che dopo settimane di trattative con con il comando americano dell’operazione “Inherent Resolve” l’Italia è riuscita a spuntarla: il contingente militare di terra italiano verrà dislocato in una base presso l’aeroporto di Erbil, dove sono già presenti consiglieri militari e forze speciali statunitensi, britannici, francesi e tedeschi e dove l’Italia schiera alcutwittni ufficiali di collegamento assegnati al comando multinazionale alleato. Scampato dunque il pericolo di posizionarsi in altre e più pericolose aree dell’Iraq, tra Baghdad e Nassiryah, come richiesto dalle forze alleate. Secondo quanto riportato dalle fonti, le truppe italiane verranno inquadrate in un reparto multinazionale che vedrà alternarsi ogni sei mesi un comandante tedesco e uno italiano, a cominciare dal comando tedesco, da gennaio 2015.

Il contingente italiano dovrebbe ammontare a 525 uomini. 220 di loro sono dell’Aeronautica Militare e sono già operativi in tre diverse basi aeree del Kuwait con un aereo da rifornimento Boeing KC 767A, due droni Predator e quattro bombardieri Tornado, impiegati per ora solo con compiti di ricognizione. A Erbil arriveranno invece 250 militari tra consiglieri incaricati di assistere e addestrare le forze curde e irachene, reparti logistici e unità per la sicurezza della base. Una cinquantina di militari saranno infine assegnati a compiti di consulenza presso i comandi iracheni a Baghdad e presso il quartier generale dell’operazione “Inherent Resolve”, guidata dal Kuwait dal generale statunitense James Terry. L’obiettivo dell’operazione è quello di addestrare tra le venti e le trentamila reclute irachene per liberare i territori settentrionali e occidentali occupati dai jihadisti.

L’opinione pubblica è spaccata, soprattutto all’indomani della strage di bambini, figli di militari, nella scuola di Peshawar, in Pakistan, da parte di un commando di talebani. L’impeto a intervenire si infiamma ma nello stesso tempo viene frenato da una crescente paura. Anche l’aspetto finanziario ha il suo peso nella vicenda. Al momento non sono ancora stati resi noti i costi della missione italiana nel Kurdistan iracheno ma una stima approssimativa sembra aggirarsi sui 150 milioni di euro annui.

Militari in Iraq

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