Usa e Venezuela: linea dura che non fa paura

Linea dura degli Stati Uniti nei confronti del paese governato da Nicolas Maduro. Dopo i recenti scandali in materia di tortura lo Zio Sam sembra intenzionato a insistere con strategie eversive tutt’altro che democratiche.

L’ultima parola, purtroppo o per fortuna staremo a vedere, spetta al presidente Obama, che potrà bloccare o avviare l’iter del provvedimento approvato anche dalla Camera pochi giorni fa, dopo che il Senato aveva dato già via libera, e che prevede di «imporre sanzioni specifiche alle persone responsabili di violazioni dei diritti umani nei confronti di manifestanti di opposizione in Venezuela, con l’obiettivo di rafforzare la società civile in Venezuela e per altri fini».

Aberrazione quasi totale visto il fine essenzialmente eversivo dei moti di protesta, fomentati da cellule di estrema destra prezzolate da agenti esterni che si sono macchiate dell’uccisione di numerosi civili.
Di fatti il commento più in voga in Venezuela è che non si capisce quali diritti umani interessino agli Stati Uniti, specie dopo le rivelazioni sulle torture, e sembra opinione comune che non si tratti di quelli che si declinano a partire dai beni e dalle libertà comuni e universali.
Tanto che, alla prova dei fatti, i tentativi palesi della destra statunitense di tornare a premere sull’acceleratore delle strategie eversive in SudAmerica sono ormai così sputtanati che le allodole hanno smesso di guardare negli specchi. E infatti il presidente del parlamento venezuelano Diosado Cabello ha commentato ironicamente che «la destra nordamericana si lancia così contro il Venezuela perché sa che i suoi rappresentanti qui sono un disastro, i soldi che arrivano, se li rubano, non son capaci di eseguire gli ordini, per questo gli Stati uniti hanno deciso di agire diretta­mente».

E non contento ha rincarato la dose commentando il sequestro di un camion che viaggiava su una nave proveniente dagli USA e conteneva oltre quattro milioni di dollari. La persona arrestata, ha dichiarato Cabello, è Arquimede Rondon di origine portoghese, ha legami con la Usaid e con Miami e con altri di cui non posso fare i nomi perché c’è un’inchiesta in corso», la stessa USAID di cui parlavo qui.

Basterebbe questo a dimostrare quanto marcio ci sia sotto, ma invece c’è dell’altro, e i servizi di sicurezza venezuelani sono in allarme dopo il ritrovamento di esplosivi nelle aree eversive di estrema destra, le stesse i cui diritti umani sarebbero stati violati si presume, e le stesse che erano attive durante gli scontri di qualche mese fa.

In gioco naturalmente c’è molto altro, non solo in termini di geopolitica e pretese sovranazionali degli USA, ma soprattutto in termini di lotta sul mercato petrolifero. Maduro ha infatti denunciato l’utilizzo da parte degli statunitensi della tecnica estrattiva del fracking, con la quale essi inondano il mercato di petrolio a basso costo, facendo crollare i prezzi e provocando gravi danni all’ambiente. Per il Venezuela naturalmente è un colpo durissimo, ma il presidente ha già dichiarato che, nonostante l’abbattimento del prezzo del greggio a 50 dollari a barile, le misure sociali non saranno messe in discussione. Di certo in questi mesi abbiamo imparato una cosa: che malgrado i reiterati tentativi di destabilizzarlo Maduro tiene duro.

@aurelio_lentini

Fonte: www.ilmanifesto.info

635-venezuela