La pallavolo muore tra le lacrime di Modena

Il campionato femminile di A1 a quanto pare ha subito delle variazioni nella formula. Le vincitrici di questa stagione 2012/2013 non saranno decretate più dall’esito delle partite sul campo

ma d’ora in poi si procederà in un gioco ad eliminazione diretta, la vittoria spetterà alla squadra superstite che si salverà dalla bancarotta o che per lo meno la dichiarerà per ultima, salendo così sul gradino più alto del podio. Il ritmo del gioco incalza, da 12 squadre di campionato ora ne restano soltanto 10. Chi si salverà da questo scontro cruento? Ricapitolando la situazione, per ora si è arresa ad un destino fatale, dopo l’Icos Crema, anche l’Universal Volley Modena. I protagonisti della diatriba? Il presidente dell’Universal, Rino Astarita, gli sponsor (inesistenti) Datch e Assicuratrice Milanese e le giocatrici (ignare di tutto). La storia si basa sulle promesse non mantenute, promesse sulle quali il presidente Astarita ha costruito una stagione sportiva con un progetto ambizioso.

L’Universal Modena prima di salutare campionato e tifosi si trovava al terzo posto della classifica, quella vera, che si determina sul campo mentre ora, come un fulmine a ciel sereno, si ritrova senza niente, con una squadra in frantumi e delle giocatrici senza lavoro. Ma torniamo al presidente, l’egregio sig. Astarita, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile, perché ha avuto la capacità di far sponsorizzare la sua squadra senza ricevere uno straccio di quattrino e senza la firma di un contratto, basando la stagione sportiva su delle promesse appunto. L’aggravante però sta nel fatto che il caso è scoppiato non di certo a causa delle ammissioni di colpa di quest’ultimo, ma perché una testata giornalistica on line (“Volleyball.it”) si è presa la briga di andare a chiedere a questi famosi sponsor come mai non arrivassero i liquidi a Modena e si è sentita rispondere che tra l’Universal Modena e Assicuratrice Milanese o Datch non era stato stipulato nessun tipo di accordo o contratto. Da questo punto in poi è scoppiato il caso, le giocatrici si sono viste crollare il mondo addosso e con tanta fatica ed una riunione dai toni davvero accesi, sono riuscite a far vomitare alla società tutta la verità, giungendo all’inevitabile decisione di ritirare la squadra dal campionato. Emblematiche le parole del presidente, quando finalmente ha ammesso i suoi errori: “Sono stato un pirla, a 66 anni non si possono commettere simili ingenuità“.

Una brutta storia che si chiude nel modo più triste possibile, infatti le ragazze dell’Universal giovedì hanno giocato la loro ultima partita, però questa volta il loro obiettivo non era la vittoria, ma perdere in modo da uscire automaticamente dalla Challenge Cup e non incorrere in una sanzione della Cev in caso di ritiro in corsa. E così giovedì scorso si è scritta una tra le pagine più amare della storia della pallavolo. Paggi e compagne senza ormai nulla da perdere hanno ribaltato la sconfitta di andata contro l’Ilbank Ankara, vincendo 3 a 1 e portando così la sfida al decisivo golden set. Il golden set è stato una vera e propria farsa, delle leonesse incatenate ad un destino ormai inevitabile hanno chinato il capo e mandando in tribuna diversi palloni e commettendo errori grossolani, hanno letteralmente regalato la vittoria alle avversarie. Alla fine di tutto nessuna gioia, solo tante lacrime da parte di tutte e due le squadre ed il campo si è riempito di abbracci e commozione. Il PalaPanini ha assistito allo spettacolo più triste, perché lacrime così non dovrebbero mai bagnare nessun tipo di campo.
Nel frattempo per l’All Star Game femminile la Federazione ha chiesto a tutti i tifosi di vestire i colori delle proprie squadra in nome della fratellanza e della solidarietà sportiva, promuovendo l’iniziativa con biglietti e pasti gratis. I tifosi giustamente sdegnati hanno risposto che il problema di questo sport non sono mai state le tifoserie e che questo fumo negli occhi non acceca nessuno… Dopo tutte le parole inutili di questa settimana, a noi non resta che il silenzio in ricordo dei caduti e di uno sport in fin di vita.

 

 

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