Quell’Israele che vuole la Palestina

Nelle logiche duali parti opposte si contrappongono in maniera netta, totale. Rappresentazioni di questo tipo sono schematiche rispetto alla realtà ed è pericoloso limitarci ad esse, anche quando ci vengono così proposte da decenni. Isarele e Palestina non sono due blocchi uniformi e incomunicabili, dentro ognuno di essi ci sono idee e persone. Dentro Israele c’è Benjamin Netanyahu ma ci sono anche pensatori come Oz, Grossmann, Yehoshua, che con una petizione hanno chiesto all’Europa la soluzione a due Stati.

Se di fronte al riconoscimento della Palestina come Stato da parte della Svezia Netanyahu ha reagito stizzito con il ritiro del suo ambasciatore da Stoccolma, diverso è l’atteggiamento di oltre 800 israeliani di tutta la società civile, che hanno firmato una petizione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Primi firmatari della petizione sono tre dei maggiori scrittori isareliani: Abraham Yehoshua, Amos Oz e David Grossman. Loro hanno raccolto il consenso, tra gli altri, del premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman, dell’ex presidente della Knesset Avraham Burg, dell’ex ministro Yossi Sarid e di Yael Dayan, figlia dell’eroe nazionale Moshe Dayan.

La raccolta firme è stata già indirizzata al parlamento belga, che proprio questa settimana si esprimerà a proposito del riconoscimento della Palestina, e sarà inviata anche al Parlamento danese e alla Camera bassa irlandese. In merito allo spirito della petizione, Yehoshua ha spiegato: «L’obiettivo principale è la soluzione di due Stati per due popoli: uno Stato israeliano e uno palestinese. A partire dai confini del 1967. Quello che va invece evitato con forza è il rischio di uno Stato binazionale. Così come bisogna mettere fine una volta per tutte alla politica degli insediamenti nei Territori Occupati e al deterioramento nei rapporti con i palestinesi».

Questa presa di posizione contrasta con quella dell’esecutivo di destra e prende forma in un momento di crisi di governo che potrebbe aprire ad una fase politica nuova. Dopo che Netanyahu ha annunciato il collasso della propria coalizione di governo, la knesset ha votato il provvedimento che scioglie anticipatamente il Parlamento e convoca nuove elezioni per il 17 marzo 2015. Se la decisione presa dal Primo Ministro è sorta come provvedimento preso contro i due ministri centristi Yair Lapid e Tzipi Livni ma le elezioni rischiano di diventare l’opportunità per sostituire il premier.

Netanyahu

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