La mafia capitale: collusioni e mazzette all’ombra del cupolone
Si criticava da tempo il sindaco di Roma Ignazio Marino per la chiusura al traffico dei Fori Imperiali e del Tridente e per la multa non pagata della Panda parcheggiata male. Ma tutte queste osservazioni appaiono oggi totalmente superflue rispetto allo scandalo appena scoppiato nella Capitale che ora occupa tutte prime pagine dei giornali.
Una cupola mafiosa, un’alleanza tra criminalità nera e politica, che per anni ha pilotato appalti e assunzioni nel Comune di Roma. E che nella giornata di ieri ha portato a ben trentasette arresti e a centinaia di perquisizioni. Il capo della cupola, colui che decideva tutto dall’approvazione dei bilanci in giunta all’assegnazione di appalti fino alla nomina di politici in posti strategici, era Massimo Carminati, detto “er Guercio” in quanto offeso ad un occhio per colpa di un proiettile sparato dai militari che cercavano di arrestarlo. Ex terrorista nero (Nar) e affiliato alla Banda della Magliana, è stato arrestato ieri nella sua villetta.
Finiti in cella anche i vecchi manager di Ama e EurSpa. E trentanove persone sono indagate, tra cui l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Sindaco della capitale dal 2008 al 2013, secondo gli inquirenti, aveva contatti diretti con la “mafia capitale” di Massimo Carminati e aiutava il sodalizio, in cambio riceveva sostegno economico per la sua fondazione “Nuova Italia”. Sul libro paga della cupola risultano ben 75.000 euro in cene elettorali a suo favore, 40.000 bonifici alla Fondazione Nuova Italia, 15.000 euro al mandatario elettorale. Ma “siamo solo all’inizio” ha dichiarato in conferenza stampa il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Sul libro paga di mafia capitale risultano infatti anche molti politici eccellenti “stipendiati”, persone da far assumere e imprenditori collusi. Basta pensare che Franco Panzironi, ex amministratore delegato Ama, percepiva 15.000 euro al mese. E nello scandalo sono coinvolti anche esponenti del gruppo del Pd romano e della giunta Marino, come l’ex assessore alla casa Daniele Ozzimo. Proprio per questo il premier Matteo Renzi ha deciso di commissariare la sessione romana azzerando tutte le cariche e affidando il commissariamento del Pd romano al presidente del partito Matteo Orfini. Uno scandalo che avrà come conseguenza inevitabile quella di aumentare l’enorme distanza che si è venuta a creare tra i cittadini e la politica come già è avvenuto nelle ultime elezioni regionali in Emilia Romagna dove è andato a votare meno del 50% degli aventi diritto.