L’esordio musicale a ritmo jazz dei Green Trio
Di giovani esordienti, al giorno di oggi, ce ne sono tanti nell’ambito della musica. Basti vedere quanti programmi e quanti talent show all’ultima nota sono presenti nei palinsesti televisivi. La musica, però, va detto, è sempre la stessa solita melodia, spesso banale, che il mondo sociale e commerciale oggi desidera. Però, le eccezioni esistono ancora e c’è chi lotta per dare vita ai propri sogni. Questo è quello che hanno fatto i GREEN TRIO, tre giovani musicisti del panorama jazzistico italiano, con Post it, prima esperienza discografica con inediti e alcune cover interessanti. Bellissima l’apertura al piano di Gianmarco Filippini nella reinterpretazione di Body & Soul del grande compositore americano Johnny Green, vincitore di quattro Oscar per le migliori colonne sonore, brano che introduce immediatamente nelle fumose atmosfere dei locali americani degli anni ’30.
L’esecuzione si conclude con un accordo al pianoforte che con una idea originale viene ripreso per iniziare una bella cover di un brano del 1953 del grande Duke Ellington, Melancholia, brano eseguito dai più grandi artisti del Jazz e dove aumenta l’intensità musicale pur rimanendo in quella atmosfera detta Jazz standard. Apperò scritto da Gianmarco Filippini è forse una sintesi di questo gruppo dove l’influenze ad anni meno lontani nel tempo sono immediate, con sonorità scorrevoli, intense e una amalgama incredibile tra tutti gli esecutori. Il brano è impreziosito dalla collaborazione di uno Special Guest come Max Ionata che con il suo Sax tenore impreziosisce i tempi delle percussioni suonate da Luca Di Battista e l’eclettismo al basso di Marco Iannuzziello, autore del brano successivo Never a Waste of Time dove si intrecciano pianoforte e fiati su una ottima base ritmica.
Ecco quindi incalzare l’interpretazione di un brano veramente trascinante e completo come ” Nakatini Suite “. Un ricordo del trombettista e compositore Cal Massey, dove troviamo un breve assolo di Luca Di Battista alla batteria e la partecipazione oltre a Max Ionata, di Manuel Trabucco al Sax contralto e Daniele Raimondi alla tromba, altri due giovani veramente interessanti. Una dedica a Napoli in Posillipo con una apertura emozionante alla chitarra classica di un altro amico del Green Trio, Matteo Di Battista, fratello di Luca. Una bellissima ballata Jazz con sonorità partenopee impreziosita dal solito Sax di Ionata. La indubbia influenza del Blues da parte dei componenti del trio, che storicamente si intreccia con il Jazz, si coglie immediatamente in Blues for Diba che, con Verde Tiffany e Deux Italiens A Lille, conclude l’ascolto degli inediti presenti nel CD, tre brani egregiamente interpretati e che mantengono sempre alte quelle atmosfere e sensazioni interiori che il Jazz trasmette.
Il brano che conclude il CD è di quelli impegnativi e suonato insieme a tutti i loro amici di session ai fiati. Scritto da John Coltrane, Lonnie’s Lament è presente nel suo album del 1964 Crescent dove troviamo un assolo di contrabbasso di un altro indimenticabile interprete quale Jimmy Garrison. L’esecuzione dei Green Trio è più breve dell’originale e spiccano le sonorità dei fiati che avvicinano a quel Free Jazz che forse proprio con Coltrane chiudeva il periodo del Bop negli anni ’60. Manca l’assolo di contrabbasso ma la reinterpretazione rimane alta ed intensa, calando il sipario su una novità discografica molto interessante in questo genere musicale sempre più presente in Italia grazie ad altrettanti musicisti giovani ma già affermati, augurandoci che il percorso diventi identico per Gianmarco Filippini, Luca Di Battista e Mario Iannuzziello.
Potete trovarli su facebook a questo indirizzo: https://www.facebook.com/GianmarcoFilippiniGreenTrio?fref=ts e ascoltare il loro cd su spotify qui: https://play.spotify.com/album/4fgJw22FxnFCUpEhT0j4rw?play=true&utm_source=open.spotify.com&utm_medium=open