Il tennis di Federer mette tutti d’accordo

Uno dei più noti scrittori e saggisti dei tempi moderni, scomparso nel 2008, scriveva nel 2006 che il tennis di Roger Federer trascendeva da tutto e doveva essere vissuto come ‘un’ esperienza religiosa’. A anni di distanza le parole di Foster Wallace sono più che mai adatte. Siamo, infatti, giunti al punto per cui tutto quello che lo svizzero fa diventa meraviglioso ancor prima che accada.

L’ultimo atto è stato quello di conquistare, insieme ai suoi compagni e su tutti Stanislas Wawrinka, la Coppa Davis per il suo paese. E’ stato lui a mettere a segno il punto decisivo: vittima sacrificale Richard Gasquet. Non che si possa sminuire l’impresa della corrazzata svizzera, ma su gli schieramenti scelti da Clement, capitano della Francia, sono tuttora aperte diverse polemiche. Gasquet sceso in campo al posto di un infortunato Tsonga, aveva giocato un doppio non certo di buon livello il giorno precedente. Infatti con Bennettau aveva fatto il primo passo falso e regalato alla coppia formata da Federer e da un solido e trainante Wawrinka il vantaggio ai punti. E pensare che il primo dei tre giorni di Davis aveva dato un verdetto di parità; sconfitta per il numero 2 dell’Atp ad opera di Gael Monfils e vittoria del numero 4 su uno spento Tsonga. Richard, amato sicuramente dal pubblico, arrivava così alla stretta finale reduce da un periodo nero e sotto 2 a 1 in favore del team elvetico. Se il capitano dei francesi avesse avuto un occhio più attento alle condizioni del gruppo e non si fosse preoccupato esclusivamente dello stato di salute di Federer, un paio di domande in più se le sarebbe potute fare. ‘Potrebbe essere il caso di convocare un informissima Simon? Nel doppio si potrebbe schierare insieme a Julien Benneteau (Gasquet come è successo) oppure il suo compagno di squadra Edouard Roger-Vasselin con cui aveva vinto la finale al Roland Garros?’ E invece, a sostituzione di un infortunato Tsonga, spazio a un giocatore ‘eterna promessa etrenamente perdente’, che alla fine è capitolato in tre set con il punteggio di 6-4, 6-2, 6-2.

Il campione di Basilea ha messo in bacheca garzie a Stan l’unico grande successo che mancava al suo palmares, il 33enne aggiunge l’insalatiera d’argento ai 17 tornei dello Slam, alle 302 settimane al vertice del ranking mondiale e all’oro olimpico in singolare. Emozionatissimo si è dato alle lacrime, aveva rinuciato alla finale del Master per essere li a sollevare la coppa, quella coppa.
I 27 mila spettatori dello stadio Pierre Mauroy di Lille, record mondiale di pubblico della storia della competizione, sportivamente a fine gara hanno applaudito un uomo che non può essere contestato, ma soltanto ammirato e contemplato nel suo stile come un essere mitologico e senza tempo.
Per la Svizzera si tratta di un ‘impresa storica, l’ha detto anche Federer: “siamo un piccolo paese per noi è qualcosa di straordinario”. Alla nazionale elvetica è successo di giocare due finali, quella odierna e quella ormai pluri-decantata del 1992, quando perse in Texas, contro gli Stati Uniti d’America, che schieravano: Sampras, Agassi, McEnroe, Courier. La mission impossible 2014 era esattamente agli antipodi. Da una parte c’era una buona scuola di tennis come quella francese, che presenta sempre campioni di altissimo livello, e dall’altra l’eccellenza di questo sport rappresentata da Wawrinka, uno dei migliori giocatori del circuito con forse il più bel rovescio a una mano dell’Atp, e da quello che è sempre più chiaramente definibile come il migliore della storia.
Il risultato è arrivato comunque al termine di una settimana difficile per Roger, dapprima l’infortunio alla schiena, poi le polemiche suscitate dal diverbio con il compagno Stan, la rinuncia sofferta a giocare l’ottenuta finale dell’Atp Finals di Londra,  l’esordio in quetsa Davis con una salitissima sconfitta avvenuta per mano di un incredibile , trascinante, acrobatico Monfils, certamnte il migliore della squadra antagonista, ma  infine il riscatto ottenuto al suono di Hop Hop Swiss.
Un coro che seppur svizzero è stato condiviso da tantissimi amanti del tennis perchè è assolutamente vero quello che diceva Wallace; quando si tratta di Federer, del tennis di Roger Federer si sfocia nella adulazione e tifare, guardare, ammirare lui in campo è qualcosa che porta oltre a visione di uno sport. Sport e fede si sposano e tu tifoso-fedele ti dimentichi del punteggio, ma ti dedichi alla soddisfazione nel vedere all’opera l’oggetto della tua venerazione. Lunga vita al RE! svizzera-davs