NBA: every Rose has its thorn

L’ennesimo problema fisico di Rose frena i Bulls, sconfitti come tradizione a Denver. Gallinari in crescita, come i suoi compagni. Quarantello di Curry, micidiale dall’arco a Miami. Per gli Heat i giorni di gloria sono alle spalle. La panchina regala ad Atlanta il successo a Washington, Sacramento continua a stupire.

Riassunto delle puntate precedenti. Nel 2011 Derrick Rose diviene il più giovane mvp della storia della lega e guida i Bulls alla finale dell’Est contro Miami. Nel primo turno playoffs dell’edizione successiva si rompe il legamento crociato anteriore e resta fuori 18 mesi. Gioca dieci partite del 2013/14 e riporta una lesione al menisco. Nuova operazione, altro campionato chiuso, un lento recupero. Quest’estate gioca il mondiale, senza impressionare, poi da ottobre va sull’altalena. Gioca e si ferma, la caviglia gli fa saltare quattro gare di fila, rientra in modo confortante con Utah, ma paga il back to back e dopo 10′ dell’incontro di stanotte con Denver alza bandiera bianca, pare per un problema al bicipite femorale. Thibodeau è frustrato per la sua fragilità fisica ed emotiva; Rose è stato accusato di eccessiva prudenza, alcune sue dichiarazioni in tal senso hanno amplificato i dubbi su un recupero che rischia di non essere mai completo.
A Denver i Bulls mancavano anche di Noah e Gibson e giocavano su un campo che non sorride loro dal 2006. Butler ha dato molto, ma nulla ha potuto contro la regia di Ty Lawson, 20 punti e 12 assist di cui 6 nei primi 6′ di gioco. Confortante la prova di Gallinari, che dopo la tripla nell’overtime di LA, mette 15 punti, trova spazio pur non essendo partito in quintetto, ha insomma avviato un percorso virtuoso e con lui la squadra. I Nuggets sono al quinto successo di fila, pareggiato a 7 il record vittorie/sconfitte, i playoffs tornano ad essere un obiettivo.
Certo ad Ovest è dura. Ne sa qualcosa Oklahoma, che senza Durant e Westbrook (dovrebbe tornare venerdì) è ultima e già lontanissima dall’ottava.

Chi non ha tali problemi è Golden State, che si gode le prodezze di Curry, 40 punti e 8/11 da tre a Miami, sesta vittoria di fila per i californiani, che inseguono Memphis. Sempre privi di Wade, gli Heat partono forte, arrivano anche a +18 a metà secondo quarto, ma nella ripresa le percentuali al tiro crollano, nessun canestro dal campo negli ultimi 7′. A South Beach hanno visto per anni una gran squadra, ora bisogna rivolgersi altrove.
L’israeliano Casspi rimpiazza l’infortunato Gay e realizza 22 punti. Anche senza Collison e con il coach Malone espulso per il diverbio con un arbitro, Sacramento passa a New Orleans. La difesa di Jason Thompson tiene Davis al minimo stagionale, al resto pensa Cousins, giocatore della settimana ad Ovest ed autore di un’altra doppia doppia (è il migliore rimbalzista della lega).

Il martedì è il giorno di Milwaukee, che quest’anno ha vinto 4 partite su 4 nel secondo giorno della settimana. Detroit è anche con 121 sconfitte in assoluto la vittima preferita dei Bucks nella loro storia. 20 punti di Knight, prova interessante di Jabari Parker, rookie fra i più attesi di questo campionato.
Mack e Scott si alzano dalla panchina e con 20 punti nell’ultimo quarto propiziano il successo di Atlanta a Washington. Alla fine della partita l’altoparlante ha annunciato che l’uscita principale del Verizon Center era stata chiusa invitando gli spettatori a procedere verso le altre porte. Una grande folla si era infatti radunata nella capitale a seguito dalla decisione di non incriminare il poliziotto di Ferguson, Darren Wilson, per l’omicidio del 18enne Michael Brown, avvenuta il 9 agosto scorso. Tutto questo a pochi giorni dalla morte di Akai Gurley a Brooklyn, anche lui afroamericano, anche lui disarmato ed anche lui ucciso dalle forze dell’ordine. Nello spogliatoio Wizards si discuteva su come tornare a casa evitando le strade chiuse per la manifestazione, ma l’NBA non può certo essere un’isola staccata dalla drammatica realtà del quotidiano.

Curry mette 40 punti