Musical Box all’Auditorium, rivive la favola dei Genesis
Riparte da Roma il tour autunnale dei MusicalBox che quest’anno ripropone, come da consuetudine, il tour del 1974 quello in cui i Genesis portarono sul palco Selling England by the Pound, capolavoro assoluto che li consacrò nella Hall of Fame del Rock. Nella suggestiva e acusticamente perfetta cornice dell’Auditorium della Musica la virtuosa band canadese, approvata e ammirata da Collins, Gabriel e soci, da anni in giro per il globo permette ai fan storici, quelli che allora c’erano e li hanno visti dal vivo, e a chi anagraficamente non ha avuto questa opportunità di rivivere in maniera identica all’originale queste incredibili e suggestive performance. Si chiudono gli occhi e riaprendoli si è immediatamente calati nel meraviglioso paesaggio barocco targato Genesis: stessa scenografia, stessa strumentazione stessi costumi con tutti i travestimenti provocatori di Peter Gabriel ottimamente clonato da Denis Gagnè che ne ripropone mimeticamente movenze, smorfie e voce. Cover Band? Cloni? Le definizioni potrebbero andare avanti all’infinito, ma l’impressione che si ha ascoltando la loro esibizione è che la band di Montreal esegua pedissequamente uno dei grandi classici degli archivi del rock, così come le orchestre classiche ripropongono oggi Mozart o Beethoven, studiando le partiture a menadito in un remake più vero del vero.
Luci soffuse poi buio in sala e il mellotron di Watcher of the Skies fa vibrare la platea in estasi e pronta a immergersi nelle successive due ore in un immaginario deja-vù senza soluzione di continuità. La scaletta è la stessa degli show del 1974 in cui i nostri si esibirono in Italia in quattro indimenticabili date nel mese febbraio (Torino, Reggio Emilia, Roma, Napoli) e sul Can you tell me where my country lies? della opening track Dancing with the Moonlight Knight con tanto di bandiera della Union Jack che iniziano gli interrogativi posti dai nostri sulla cara e amata Britannia. La mimesi è impressionante così come identiche sono le intro delle storie tra un pezzo e l’altro come quella di Romeo and Juliet che da in là a The Cinema Show con un finale da urlo tra le meraviglie virtuosistiche del Tony Banks clonato. L’irriverente I know what I Like magistralmente recitata dal tagliaerbe Gagnè ci regala un attimo di fiato scanzonato, prima di lasciare il passo alla strepitosa intro di Fith of Fifth che regalala la prima standing ovation della serata così come l’assolo di chitarra che ormai anche i muri dell’Auditorium conoscono a memoria: dieci minuti di storia per uno dei pezzi che non stancano mai perché ogni volta ti racconta una favola diversa. La band è un orologio svizzero programmato al millesimo di secondo, esegue ogni nota secondo protocollo e sulle note dell’immancabile The Musical Box si ritorna al 1971 targato Nursery Crime tra i gorgheggi di un Peter Gabriel invecchiato, travestito e recitato con tanto di luci stroboscopiche ora come allora, per poi scivolare negli undici minuti di delirio onirico di The Battle of Epping Forest.
Siamo oltre il giro di boa, ma nessuno se n’è accorto: ognuno attinge dai profluvi di nettare armonico il proprio distillato di emozioni succhiando con avidità mentre i primi arpeggi di Horizons scaldano il cuore portandoci in un universo altro per i centosei secondi della sua durata. Preludio al pezzo simbolo dei nostri eroi con la mitica Supper’s Ready, introdotta da Gagnè con tanto di duetto con il Collins clonato, pronta ad accompagnarci per i successivi venticinque minuti. Nel suo magniloquente incedere scorrono fotogramma per fotogramma tutte le istantanee di una band che quaranta anni fà ha lasciato ai posteri un segno tangibile ed evidente della sua unicità che va oltre le note sfociando in una vera e propria rappresentazione animata di un’idea altra, quella interpretazione recitata di una favola surreale che lasciò esterrefatti e sgomenti chi ebbe la fortuna di imbattersi nell’universo immaginario targato Genesis. Standing ovation e cinque minuti di applausi con i nostri pronti a prendere fiato prima dell’immancabile bis targato The Knife che chiude, dopo due ore abbondanti, l’ennesima data italiana dei Musical Box. Escono alla chetichella dal palco in punta di piedi con una timidezza che non va confusa con lo snobismo, ma la sensazione è sempre la stessa: chissà se e quando li rivedremo, ma se ce ne sarà l’occasione noi saremo qui a rivivere, riascoltare e reimmaginare per l’ennesima volta le gesta progressive di questa band che tramite i Musical Box emoziona è continuerà ad emozionare i suoi innumerevoli adepti che proliferano da sempre nel nostro amato Belpaese.