In Italia, paese di ruberie che più non si può, siamo abituati al fatto che, di solito, una poltrona sia come un diamante: per sempre (o quasi). È per questo che di solito chi decide di rinunciare a un incarico – per cause non naturali –, a far posto a qualcuno o a farsi meramente da parte, fa notizia in sé e c’è poco da costruire attorno. Quando quel qualcuno però è il Presidente della Repubblica attuale, veterano della politica da più di mezzo secolo, sempre presente dal dopoguerra agli anni di piombo, dalle stragi mafiose al berlusconismo, la notizia c’è ed è di quelle notevoli.

È per questo che l’informazione italiana dovrebbe sentitamente ringraziare Giorgio Napolitano. Per uno/due mesetti i giornali avranno finalmente qualcosa di comodo da scrivere e non si parlerà d’altro che del suo successore, della moglie Clio, dei corazzieri e di dove andrà a vivere una volta finito l’incarico. In aggiunta, pronti reportage e inchieste scomode sui pasti giornalieri del Presidente, su tutte le volte in cui ha avuto l’influenza e sui pigiami utilizzati in questi 9 anni (con particolare attenzione ai caldi plaid invernali). Possibili inoltre succosi dietro le quinte sul numero di denti caduti e sulle sue passeggiate la domenica al parco. A onor del vero va detto che qualcosa in giro già si trova, grazie a imperscrutabili segugi in cravatta e tesserino. Vivaddio!
Ma tutto sommato a godere non sarà solo la carta stampata. L’addio di Napolitano è una grossa fortuna anche per i telegiornali: tra le classiche imperdibili novità delle foglie che in autunno cadono e la corsa ai regali di Natale (con classica intervista ai last minute e l’immancabile servizio sul crollo dei consumi nei confronti dello scorso anno), finalmente si parlerà di qualcosa di diverso. Finalmente, appunto, arriva qualcosa che servirà a fare un po’ da tappo tra l’allarme scippi di Capodanno da parte degli zingari e i classici casi di cani che azzannano, feriscono e uccidono bambini, registrati mediamente dopo i primi giorni del nuovo anno (si sa che l’eccessiva ingestione di panettoni, spumanti e frutta secca provoca seri disturbi nella psiche dei pitbull e dei loro fratelli).

Per forza di cose, molti avvenimenti che coinvolgeranno il popolo sicuramente più di una elezione che mai lo ha reso partecipe attivamente, passeranno sottobanco. Per carità, non ci si fraintenda: il cambio alla guardia del Quirinale è una delle cose più straordinariamente importanti per la nostra democrazia – vera o presunta tale – ed è per questo che avviene una volta ogni 7 anni (o talvolta 9 barra 10). Non ci si dimentichi però che mentre i giornali verranno intasati da ripetuti sondaggi sul gradimento di candidati – anche questi veri e molto più spesso presunti tali – il mondo intorno non si fermerà. Pertanto, quando nelle prossime settimane ci toccherà leggere strazianti interviste a Veltroni o al vicino di casa di Chiamparino, al parrucchiere della Pinotti e ai commessi di Ikea che servirono la Finocchiaro, non dimentichiamoci – almeno noi – che il mondo intorno non si sarà fermato.
Perché l’ebola non sarà arginata da un nuovo giuramento sulla Costituzione, l’ISIS non sarà sconfitto dal Presidente uscente, la disoccupazione non calerà per opera e virtù del Patto del Nazareno (fino a prova contraria). Però, urge ripeterlo, chissà quante cose avverranno che non sapremo. Chissà. Nel frattempo, continuiamo a spellarci le mani dagli applausi, come al secondo discorso d’insediamento del nostro attuale Presidente della Repubblica, già esautorato da gruppi editoriali che hanno sempre meno da dire e sempre una minor voglia di raccontare. È per questo che dobbiamo prepararci ai titoli in rassegna stampa, probabilmente già pensati, già fatti, già pronti. E reciteranno tutti più o meno così: grazie, Napolitano.