Il Colosseo 2.0 che non s’ha da fare
Il Colosseo, il monumento simbolo di Roma e dell’Italia, ogni anno visitato da circa 5 milioni di persone, potrebbe presto avere un’arena nuova di zecca. L’idea di ricostruirla così com’era nell’Ottocento è partita da Dario Franceschini via Twitter, una novità accattivante che si aggiunge alla grande operazione di restauro in corso finanziata con 25 milioni di euro dal gruppo Tod’s-Della Valle. Il pretesto è stato innescato da un recente articolo apparso su “Archeo” del professor Daniele Manacorda, docente di Metodologia e tecnica della ricerca archeologica all’Università di Roma Tre. In questo articolo Manacorda ricorda come le vecchie vedute ottocentesche ritraevano il Colosseo con la sua bella arena calpestabile che poi, tra il XIX e il XX secolo, era stata progressivamente scoperchiata, ed i suoi sotterranei messi a nudo.
Manacorda si chiede: “Un sotterraneo è qualcosa che sta ‘sotto terra’; è nato, è stato creato per stare sotto terra: è questa la sua condizione esistenziale. Perché i sotterranei del Colosseo stanno a pancia all’aria sotto il sole e non sono tornati là dove dovevano stare? O meglio: perché non è tornata su di loro quella coltre necessaria e antica dell’arena, appunto, che oltre a dar loro la dovuta protezione, gli avrebbe dato anche quel che adesso gli manca, cioè un senso?”. E poi arriva alla proposta: “Io vorrei che noi rivestissimo questo Grande Ignudo della sua veste più intima, gli restituissimo la possibilità di parlarci a viso aperto, non come chi sta imbarazzato davanti al pubblico con entrambe le mani sul ventre, quasi a chiedere scusa di una colpa non sua”.
Secondo il docente ricostruire l’arena non comporterebbe alcun problema. Il ragionamento dell’archeologo non è poi così campato in aria, infatti va incontro alle necessità museali e all’uso del Colosseo come spazio che potrebbe ospitare esposizioni legate alla storia dell’Anfiteatro Flavio. Tuttavia questa proposta, come c’era da aspettarsi, ha scatenato un dibattito culturale che non riguarda solo l’Italia: dopotutto il Colosseo è patrimonio del mondo. Ma c’è stato anche chi ha bocciato categoricamente il progetto. Lo storico dell’arte Tomaso Montanari, ad esempio, fa sapere: “È un’idea povera culturalmente, banale e banalizzante, che confonde conoscenza e intrattenimento. Con tutto quello che c’è da fare, con tutto l’enorme patrimonio d’arte in pericolo, con le tante, tantissime cose sconosciute dei nostri tesori, è giusto che il ministro si concentri sul Colosseo e sul suo uso spettacolare?”.
Anche Salvatore Settis, ex direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa nonché ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, si riallaccia alla motivazione economica: “Questo è un momento drammatico per la tutela del patrimonio culturale. Lo Sblocca-Italia contiene norme devastanti, e intanto la funzionalità del ministero cala di continuo per mancanza di fondi e di personale. In questa situazione, non credo proprio che l’eventuale restituzione dell’arena del Colosseo sia una priorità ragionevole, anche perché dettata da un’ipotesi di riuso per forme varie di intrattenimento”.
Dunque, l’entusiasmo che ha scatenato questo tweet del ministro Franceschini si sta decisamente smorzando, soprattutto dopo le parole di Rossella Rea, direttore del Colosseo da circa trent’anni, la quale, interpellata in questi giorni, ha ricordato l’esistenza di un fiume sotterraneo che passa sotto il Colosseo. È il fosso di San Clemente che quando piove s’ingrossa e rompe gli argini ed esonda: “L’eventuale copertura salterebbe come un tappo”. Tuttavia, bisogna precisare che, a onor del vero, non è la prima volta che i tecnici della Soprintendenza speciale ai Beni archeologici di Roma si mettono al lavoro per ripristinare l’arena del Colosseo. Una parte dell’area era già stata coperta negli anni Novanta con una struttura lignea sostenuta da basamenti di cemento. L’accesso all’area in questione è piuttosto simile a quella da cui entravano i protagonisti dei giochi, e riproduce esattamente la quota originaria del piano al tempo degli imperatori Vespasiano, Tito e Domiziano.
Rossella Rea precisa inoltre che “nel 2002 avevamo elaborato un progetto preliminare per la copertura integrale dei sotterranei ma poi non ebbe seguito perché, esaminata una serie di problematiche piuttosto complesse, si decise di non portarlo avanti perché, nel corso dei secoli, il piano è stato rialzato, visto che sotto c’è un fiume che interessa tutta la metà meridionale dell’Anfiteatro. Le strutture furono rialzate proprio perché nel V secolo dopo Cristo ci fu più di un’esondazione e gli antichi furono costretti a rialzare i livelli dei pavimenti dei sotterranei e dunque le strutture del piano dell’arena”. Insomma, la Rea ci tiene a ribadire che “ci sono dei problemi idraulici forti e bisogna trovare delle soluzioni alternative al problema dell’acqua”. Sembra proprio che l’acqua sia il problema principe della Capitale! Franceschini però non molla e continua la sua campagna pro arena (a patto che si riescano a trovare dei finanziamenti!). Il Colosseo, anfiteatro, rudere, fortezza, cava di pietre, soggetto di mille vedute artistiche, luogo del turismo di massa, potrebbe davvero tornare ad ospitare spettacoli come nell’antichità ed eventi culturali? Ai posteri l’ardua sentenza.
Twitter: @Claudia78P