Operai Alitalia in rivolta, caos bagagli a Fiumicino
E’ iniziato domenica “per un disguido” – così si giustifica Alitalia – lo sciopero bianco che ha visto protagonisti, all’Aeroporto Leonardo da Vinci, un gruppo di addetti della compagnia e ha generato in aeroporto un caos paralizzante che non può non far pensare immediatamente a quanto accaduto ad agosto. Appena tre mesi fa.
In seguito al famigerato accordo tra la ex compagnia di bandiera e Etihad, sono infatti iniziati i licenziamenti del personale di terra Alitalia. Tale incombente procedura, inevitabilmente, ha reso il clima dello scalo romano più teso ed elettrico che mai, e quanto accaduto domenica 2 novembre ne è una vivida dimostrazione. Tutto è iniziato quando un gruppo di 25 operai ha, come ogni mattina, timbrato l’ingresso per iniziare il turno di lavoro. La giornata lavorativa ha però assunto una piega inaspettata quando si sono accorti che i loro badge risultavano smagnetizzati, sebbene avrebbero dovuto essere disattivati soltanto l’indomani, in coincidenza con la consegna delle lettere di messa in mobilità per 300 persone. Sorte analoga era toccata, nel pomeriggio di sabato, ad alcuni lavoratori degli uffici tecnici che, prima, hanno scoperto che le loro password erano state invalidate e, poi, sono stati accompagnati dagli addetti alla sicurezza ai propri armadietti, con la richiesta di sgombrarli dai propri oggetti personali.
Alle 10 di domenica, rabbia, protesta ed entropia hanno la meglio. Il trasferimento dei bagagli dei voli in transito dalle 7 alle 13 si congestiona e 1500 valigie rimangono bloccate a terra. I colleghi dei malcapitati, infatti, si sono uniti alle proteste per solidarietà, tra il disagio e la tensione dei passeggeri. Le ragioni dei dipendenti, però, sono molto serie. Alcuni hanno dichiarato di essere stati licenziati senza avere la più pallida idea che ciò stesse per accadere. Un elenco ufficiale, infatti, non è mai stato diffuso né consegnato ai sindacati; perciò, verosimilmente, molti lavoratori hanno scoperto solo di fronte a fatto compiuto chi, tra loro, era stato allontanato. Le proteste sono terminate con l’inizio del secondo turno di lavoro, alle 14.30, quando anche il Net, sistema automatizzato di smistamento dei bagagli, è tornato operativo. Per far giungere a destinazione i numerosissimi bagagli in transito e riportare la situazione alla normalità, cosa che dovrebbe accadere entro la giornata di lunedì, è operativa, dalle 13.30 di domenica, la task force Adr.
Le postazioni – ha poi spiegato la compagnia – sarebbero state disattivate in anticipo a causa di un disguido interno. Tale laconica giustificazione, tuttavia, non rende affatto meno grave la mancanza di rispetto nei confronti di ben 994 dipendenti, di cui 879 addetti a terra, 61 piloti e 54 assistenti di volo. Una parte di costoro, lavorerà in Etihad; gli informatici in Poste Italiane; un altro gruppo verrà assegnato alla manutenzione di Aitech e, per ben 500, non è previsto un reimpiego. Lo sgomento e lo spaesamento dei lavoratori, convocati oggi, 3 novembre, per ricevere le lettere di mobilità, si esprime tramite aspre dichiarazioni e comprensibili perplessità.
A ritrovarsi senza lavoro dall’oggi al domani, subendo per di più l’umiliazione di apprendere sul posto di lavoro la disattivazione del badge aziendale, sono uomini che hanno dedicato alla compagnia fino a trent’anni e che mal confidano nel ricollocamento, sul quale poco o nulla è stato loro chiarito. L’azienda sarà in grado di ascoltare le loro storie e provvedere al loro futuro, rivelandosi all’altezza della difficile situazione, o le 994 famiglie colpite dai licenziamenti verranno abbandonate all’incertezza e alla precarietà?
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