Italia addio, allenatori azzurri in fuga

Italiani popolo di emigranti anche nello sport e soprattutto in questo periodo. Sono finiti i tempi nei quali era il mondo che ci guardava e apprezzava il livello dei nostri campionati (calcio, pallavolo e basket),

adesso gradualmente il baricentro si sta spostando verso quei Paesi emergenti che hanno voglia e risorse da spendere nei campi sui quali abbiamo sempre potuto dire la nostra. La riflessione nasce dall’ennesimo caso di fuga di cervelli, questa volta in fuga sono gli allenatori, sempre in maggior numero e sempre più corteggiati all’estero. Ultima notizia eclatante nella scherma: l’addio all’Italia è del ct di Jesi, Stefano Cerioni, che dopo aver vinto due ori nel fioretto a Londra, ha comunicato ufficialmente di voler iniziare la sua nuova avventura come ct in Russia. Inutili gli appelli dei suoi atleti (Elisa di Francisca, Arianna Errigo, Andrea Baldini, Valerio Aspromonte e Giorgio Avola) che hanno sollevato la questione alla Federscherma ed al Coni chiedendo di fermare la fuga dei loro maestri, grazie ai quali sono arrivate tantissime soddisfazioni. Proprio il presidente della Federazione schermitori, Giorgio Scaro, ha dichiarato tutto il suo rammarico per questa decisione, affermando che il possibile per far restare Cerioni in patria è stato fatto, ma che l’offerta economica proposta non era “minimamente confrontabile con quella avanzata dalla Russia“. Ma Cerioni è solo l’ultimo di una lunga lista, prima di lui altri allenatori azzurri come Bortolaso e Tomassini avevano abbandonato la scherma italiana rispettivamente per la Germania e la Francia.

Se apriamo il campo agli altri sport oltre la scherma il caso si estende, diventando un morbo quasi incontrollabile: per la pallavolo Barbolini, ex ct della nazionale azzurra femminile, è volato in Turchia dove è stato ingaggiato sia per dirigere la nazionale sia per gestire il club turco del Galatasary (doppio incarico impossibile in Italia). L’elenco continua con Marcello Abbondanza e Lorenzo Bernardi (eletto nel 2001 miglior giocatore del XX secolo dalla Fivb), due uomini dei tempi d’oro del volley nostrano, che ora sono ct in Bulgaria e in Polonia. Inutile dire che ce ne sarebbero molti altri da citare nella lista, ma è alquanto penoso continuare.

Se ci spostiamo al basket non va di certo meglio, basti pensare al ct azzurro Pianigiani, uno degli uomini più prolifici in fatto di vittorie, se si pensa ai suoi sei scudetti col Siena, ora è ct del Fenerbahce in Turchia. Poi c’è Ettore Messina, il più vincente con ben 28 titoli tra vittorie con diverse nazionali e con i club, è stato allenatore in seconda dei Los Angeles Lakers ed ora guida il CSKA. Anche in questo caso ci sarebbero altri nomi che sono andati a prestare il loro talento altrove e ormai la situazione è chiara e sotto gli occhi di tutti, un po’ c’è di mezzo la crisi che ferma la crescita o addirittura la sopravvivenza di sport che non possono vantare sponsor come il calcio, un po’ c’è il solito problema della mentalità italiana che ha dato difficilmente importanza e dignità allo sport, non ritenendolo mai pienamente un lavoro. E come al solito ci si ricorda del talento, dell’impegno e del sudore solo quando arrivano le Olimpiadi, ma questo non basta a chi lavora duramente per anni e spesso con contratti al limite della decenza, che portano molti atleti a rigugiarsi in corpi come la Finanza o i Carabinieri, senza contare i programmi, che il più delle volte sono vacui e scadenti, sempre in balia dell’incertezza.  

 

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