L’AD di Total muore come Mattei
E’ morto ieri a Mosca Christophe de Margerie, amministratore delegato della Total. Dopo un incontro con Medvedev il suo aereo privato si è schiantato mentre tentava di decollare da Vnukovo, il terzo aeroporto della capitale russa.
Lo schianto è avvenuto a causa della collisione con una macchina spazzaneve che stava pulendo la pista, con de Margerie muoiono tre membri dell’equipaggio mentre l’autista del mezzo si è miracolosamente salvato. E’ stata aperta un’indagine per omicidio colposo cui le autorità francesi intendono contribuire, le cause più probabili sembrano la scarsa visibilità e lo stato di ubriachezza del conducente dello spazzaneve, quest’ultima prima affermata dai media e poi smentita dall’avvocato dell’autista.
Christophe De Margerie non era un petroliere qualunqCNPCue e il suoi legami con Mosca non erano né sporadici né casuali. Amico di Putin, in affari con Gazpron, il leader della 13 compagnia petrolifera più grande del mondo e tra le prime sette occidentali (che ormai nessuno chiama più sette sorelle), era un fautore della collaborazione con la Russia, convinto che le forniture dall’est andassero potenziate e messe in sicurezza, non ostacolate come invece le recenti scelte geo-politiche della triade USA-UE-NATO sembrano determinate a fare. Nessun elemento concreto, ad oggi, lascia sospettare che non si sia trattato di un incidente, tuttavia sui social e sui siti di controinformazione, alcune coincidenze storiche hanno attirato sull’incidente un certo interesse che va oltre la cronaca nera.
In particolare, una dichiarazione recente di De Margerie lo aveva collocato in una posizione considerata da sempre eretica per gli interessi americani: “Non c’è ragione per pagare il petrolio in dollari”, aveva detto il CEO Total mentre portava avanti progetti di cooperazione con la russa Novatek e la cinese CNPC per lo sfruttamento degli idrocarburi nella penisola di Yamal. Contrario alle sanzioni, convinto che l’Europa non possa fare a meno del gas russo, credeva nella possibilità di utilizzare altre valute per pagare gli idrocarburi, quelle locali dei produttori o lo stesso Euro. Prima di lui la stessa intenzione era stata manifestata da una lunga serie storica di nemici dei petroldollari, poi divenuti nemici tout-court degli USA: l’Iraq di Saddam, l’Iran prima di Mossadeq e poi degli Ayatollah, Gheddafi in Libia, la stessa Russia di Putin, infine, Bashar Al-Assad in Siria. Il dollaro, il Governo US e quindi la Fed, possono permettersi un mercato mondiale degli idrocarburi in Yuan, Rubli e Euro? Alcuni sostengono di no, in quanto il resto del mondo dovrebbe diminuire le proprie riserve in dollari affossando una valuta sostenuta da continue iniezioni di liquidità, garantite prevalentemente dal suo status di moneta unica per gli scambi internazionali di materie prime.
L’ultimo inquietante parallelo riguarda invece le analogie col caso Mattei, l’ex Amministratore dell’ENI ucciso in un attentato analogo nel 1962, cui seguirono innumerevoli insabbiamenti e depistaggi. Anche in quel caso il manager di Stato si schiantò con un jet privato dopo essersi opposto pubblicamente per anni alle logiche imposte dalle grandi corporation petrolifere anglo-americane.
Al momento nessuna ipotesi fondata di cospirazione neppure da fonti russe, soltanto una suggestione senza riscontri che con tutta probabilità resterà tale.
di Daniele Trovato
Twitter: @aramcheck76