Diario da Istanbul tra calcio e basket
Racconto di due eventi sportivi seguiti dal vivo ad Istanbul, negli impianti della polisportiva del Fenerbahce. Turchia-Repubblica Ceca per Euro 2016 e Ulker-San Antonio Spurs, amichevole pre-stagionale per i campioni NBA.
Il Bosforo divide Istanbul, la sua parte europea da quella asiatica. Questa città, che per la posizione strategica è stata la capitale di due imperi nel corso di oltre 15 secoli, è ora una metropoli in piena evoluzione. I suoi musei, le moschee ed i monumenti si trovano dal lato europeo, dove un visitatore può utilizzare l’inglese senza problemi.
Poi però si passa il Bosforo… Il ponte può essere attraversato in vari modi, c’è il traghetto, una linea di autobus che viaggia su una propria corsia ma il migliore è la recente Marmaray, una metropolitana che viaggia sotto al mare.
La parte asiatica di Istanbul è differente. L’inglese è sconosciuto e farsi capire è un’impresa. Ma è nello stadio del Fenerbahce, il Şükrü Saraçoğlu, a poco più di un km dalla fermata Ayrılıkçeşmesi della Marmaray, che i turchi devono riscattare il disastroso avvio delle qualificazioni.
L’ingresso è difficoltoso, dal lato della strada principale non c’è un accesso pedonale. In più per arrivare al mio settore sono costretto ad un giro lunghissimo. Al momento del controllo, scena surreale. Avevo lo zaino, lo sterwart me lo controlla, ci vede l’ombrello. Fa per togliermelo, poi chiama il supervisore, entrambi notano gli oggetti da turista, che non parlo turco (loro non parlano inglese) e me lo riconsegna. Non devo essere sembrato una gran minaccia… Capire dove sedermi non è facile, bisognava distinguere tra “posto” e “fila” nella dicitura turca sul biglietto, non avendo ausilio inglese sono dovuto ricorrere al telefono.
Sono nella curva opposta a quella dei tifosi accesi del Fenerbahce, dietro a Cech, il portiere che ho più ammirato negli ultimi anni, l’unico ad aver vinto una Champions quasi da solo. In ogni seggiolino c’è una bandiera turca. Al momento delle formazioni, applausi di chi scrive per Arda Turan, capace in un mese di purgare due autentici conglomerati di potere altrimenti dette squadre di calcio. I turchi tifano in modo rumoroso, ma non diverso in rapporto a minuto e punteggio. Passano in vantaggio, colpo di testa ad incrociare di Umut Bulut – quello del 2-2 all’88’ in Juventus-Galatasaray – ma incassano il pari al quarto d’ora. Angolo di Rosicki che pesca Sivok, giocatore del Besiktas, tutto solo sotto porta ed altra testata vincente. I padroni di casa premono, mentre i capi della tifoseria incitano la folla stando in piedi sopra delle scalette messe lì apposta. Nel finale di tempo, intervento dubbio su Arda Turan in area.
Al 12′ della ripresa altra disattenzione difensiva turca, Dockal ne approfitta per firmare il 2-1.
La reazione è sterile, molta pressione, un paio di buone parate di Cech, una su un diagonale di Erkin, esterno del Fenerbahce, a 9′ dal termine, ma troppa confusione. La sconfitta allontana i turchi da Francia 2016, io salto su un taxi verso il Sultanahmet, due passi da Ayasofya, pronto a tornare in zona l’indomani. {ads1}
Meno rilevante agonisticamente, la partita di basket è assai superiore a livello tecnico, l’Ulker Fenerbahce è fra le più forti squadre in Europa ed i San Antonio Spurs sono la migliore del pianeta. Una serie di mezzi con navetta finale mi conducono al palazzetto. E’ l’NBA Tour, c’è merchandising, c’è il pupazzo di Bugs Bunny, c’è esposto il Larry O’Brian Trophy, che premia i vincitori NBA.
Vidi il Fenerbahce in Eurolega qualche anno fa, batterono la Virtus quando si giocava ancora al Palaeur e Toti garantiva un budget che permetteva di presentare in rosa gente come Erazem Lorbek. I turchi hanno preso Bogdanovic, protagonista nella Serbia finalista mondiale, ma che in serata non brillerà. Due leggende del basket sulle panchine, 8 Euroleghe per Obradovic, 5 anelli per Popovich. Le magliette del Fenerbahce sono a strisce giallo-blu davanti ma blu scure dietro e si confondono con il nero di quelle texane.
Fra gli Spurs manca Kawhi Leonard, mvp delle ultime finals. C’è però l’eterno Tim Duncan, che ha un impatto devastante, 13 punti nel primo quarto. Gli Spurs si tengono costantemente poco sotto la doppia cifra di vantaggio. All’intervallo, premiato l’hall of famer George Gervin, che nell’86/87 vedemmo anche a Roma per una stagione da 26 punti di media.
Il pubblico entra in partita nel 3° quarto, che risulterà il più interessante. Spinto dal tifo e dalle triple di Goudelock e Savas, l’Ulker conquista il primo vantaggio della partita. Ai turchi risponde però Tony Parker, che si regala una chiusura di frazione da assoluto mattatore e riporta gli Spurs a distanza di sicurezza. Belinelli era partito in quintetto ma senza incidere, sono invece due canestri ancora di Parker nell’ultimo quarto a spegnere le ultime velleità avversarie. Finisce tra gli applausi 96 a 90 con 23 punti di Duncan, 22 di Parker e 30 di Goudelock, che il venerdì seguente avrebbe punito con una tripla decisiva Milano nel debutto in Eurolega.
Tento il ritorno in taxi ma in un inglese stentato il tassista mi spara il doppio del prezzo che ho pagato il giorno precedente dicendo di essere costretto ad un’altra strada causa blocchi stradali. Grazie all’ora non tarda riprendo allora il cammino con mezzi più economici verso l’europeo Sultanahmet. Turchi sconfitti due volte su due, ma assoluta civiltà ed esperienza davvero interessante.