Vaticano: il Sinodo si spacca sugli omosessuali
«Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana. Siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle comunità?». Più che un’apertura, quella del Sinodo delle famiglie è, la madre se non di tutte, di molte, moltissime domande.
«La chiesa apre ai gay» è uno dei mantra più in voga da quando a occupare il soglio di Pietro è il bonario Francesco, che col suo timido “Buonasera” sembra aver spazzato via, assieme all’austerità teologica di Ratzinger, secoli di stigma e condanne. Dietro ai titoloni dei quotidiani e alle riflessioni degli opinionisti de noantri, però, la millantata apertura agli omosessuali racchiusa nel «chi sono io per giudicare?» si riduceva a nulla più che riproposizione – certo, in toni più benevoli e concilianti – del catechismo tradizionale. Qualcosa, però, si è mosso davvero, e lo dimostra il sinodo dei Vescovi che, anche se si concluderà solo la prossima settimana, ha presentato un documento di medio termine inatteso e sorprendente. Nella relazione riassuntiva della prima settimana di lavori del Sinodo sulla famiglia, presentata dal cardinale Péter Erdő, è emersa la necessità di «scelte pastorali coraggiose» e un sostanziale appoggio alla linea riformista di Bergoglio. Il documento è solo provvisorio e va ricordato che, in ogni caso, dal Sinodo non usciranno decisioni definitive, ma indicazioni e linee-guida. Nonostante l’enfasi mediatica sulla portata rivoluzionaria della Relatio Post Disceptationem, non ci sono cambiamenti significativi rispetto alla dottrina tradizionale per quanto riguarda i temi più controversi per la Chiesa cattolica convivenze, unioni civili, contraccezione, aborto, divorzio, omosessualità. Quello che certamente si può affermare è che su questi temi i toni sono stati più aperti e concilianti, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza delle persone omosessuali e le unioni tra persone dello stesso sesso: «senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli». Se non si può parlare di rivoluzione (soprattutto vista l’enfasi con cui il testo si scaglia, poche righe dopo, contro “l’ideologia del gender”), è indubbio che mai l’argomento aveva meritato questo linguaggio e un approccio di questa natura in un documento vaticano. Lo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, la reazione dell’ala più conservatrice del Sinodo: per alcuni Vescovi, la relazione è stata troppo e, addirittura, il cardinale Mueller l’ha definita «indegna, vergognosa, completamente sbagliata». I circoli minores (le commissioni) sono in subbuglio e, anche se non si conosce la portata del dissenso, quello che è chiaro e che sono in molti ad essere contrari ad un documento così conciliante. Da più parti, quindi, si cerca di mettere le mani avanti, e arrivano precisazioni sulla natura del testo: «La Relatio Post Disceptationem è un documento di lavoro, solo un documento di lavoro su cui tutti abbiamo intenzione di operare per migliorarlo» o, eventualmente, riscriverlo integralmente. Alcuni circoli minores hanno già espunto i paragrafi incriminati – oltre a quelli sugli omosessuali provocano non pochi malumori quelli sulle persone divorziate – sostituendoli con altri che, sostanzialmente, confermano la visione tradizionale della Chiesa sui temi più delicati riguardanti la famiglia. Solo il documento ufficiale che sarà votato sabato dai Padri Sinodali potrà dare conto del frenetico lavoro di queste ore dei circoli minores, l’esito delle votazioni, però, resta un’incognita e, assieme al numero degli emendamenti, cresce la paura che la conta possa rivelarsi esiziale. Se ha ragione il cardinale sudafricano Napier, che ha scritto su Twitter «mentre è possibile che alcuni elementi stiano tentando di adeguarsi all’opinione del mondo, la maggioranza rimane fermamente con la Verità», sarà difficile far passare una linea così conciliante, e il documento conclusivo potrebbe risolversi in «un paio di pagine che lasciano tutto aperto». L’ultima parola, in ogni caso, sarà quella del Papa, nella Relatio Synodi della prossima settimana.