La Metro C non aprirà: luci e ombre di una storia infinita
C’era una volta, tanti anni fa, la metro C. Una bella favola, involuta in thriller di serie B e, infine, degenerata in barzelletta. Si narra che, l’undici ottobre, le porte della prima tratta della nuova linea della metropolitana di Roma dovessero essere ufficialmente aperte al pubblico. Ma all’improvviso, un inaspettato (oppure no?) colpo di scena ha stravolto le carte in tavola. Il ministero dei trasporti e infrastrutture ha negato, infatti, l’autorizzazione a inaugurare la metropolitana a causa delle inderogabili pecche nel sistema di sicurezza. La comunicazione è stata inviata dal Mit a Roma Capitale e Regione Lazio.
L’assessore ai Trasporti Guido Improta ha confermato lo slittamento e annunciato che i tecnici stanno lavorando per preparare la documentazione. “Il nostro obiettivo – ha dichiarato – è aprire la metro in condizioni di massima sicurezza per evitare che si ripeta quello che è accaduto con la linea B 1. C’è ancora qualcosa da mettere a punto, ma siamo tutti impegnati affinché questo avvenga nel più breve tempo possibile ma mai a scapito della sicurezza e della affidabilità del sistema. Io mi auguro che lo slittamento possa essere contato nel giro di giorni e non di settimane. Apriremo la metro C entro ottobre“.
Non si è mostrato dello stesso avviso, tantomeno del medesimo buonumore, il sindaco Ignazio Marino, che non ha accettati di buon grado la necessità di attendere il nulla osta. “Abbiamo chiamato il capo di gabinetto del ministro Lupi e abbiamo chiesto la convocazione della Commissione immediatamente e che lavori ad oltranza – ha asserito furibondo il primo cittadino al termine di un incontro con il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone – Ho spiegato al procuratore il mio personale disappunto di trovarmi in una situazione gravissima, già evidenziata da tempo. L’undici ottobre avrebbero dovuto iniziare a circolare i treni. Il fatto che vi sia incertezza sulla risposta da dare ai cittadini mi inquieta”.
Volendo mettere da parte l’ennesima figura barbina dell’amministrazione capitolina – inutile girare il coltello nella piaga – ad oggi, il quesito più urgente è inevitabilmente un altro. Quando, effettivamente, la metro C aprirà le porte ai suoi ansiosi utenti? Domanda da un milione di dollari, soprattutto perché la patata bollente, adesso, è in mano a organi nazionali e non più al Campidoglio. Marino, infatti, ha ammesso: “Non posso indicare quanto tempo la Commissione riterrà necessario per esaminare la documentazione ma spero che ci sia almeno una previsione di tempi. L’ho chiesto ieri, e continuerò a farlo oggi, perché in questo momento credo che tutti abbiamo l’interesse di fare bene e in fretta affinché vinca Roma e la metropolitana finalmente apra”.
Per quanto sia comprensibile lo zelo del sindaco di mettere a tacere le aspre polemiche e ‘rattoppare’ una gaffe destinata ad accrescere la sua già leggendaria impopolarità, non dimentichiamo che le questioni alla base del ritardo sono serie e imprescindibili. La sicurezza dei viaggiatori va tutelata con ogni scrupolo possibile; pertanto, meglio pazientare qualche settimana o mese in più piuttosto che, a causa di un collaudo in meno, a rimetterci sia l’incolumità dei romani.
Non è tutto. A quanto pare, c’è del marcio tra i cantieri, dal momento che due ex dirigenti di Roma Metropolitane risultano indagati per abuso d’ufficio. Al centro dell’inchiesta della procura di Roma, c’è il contratto siglato il 9 settembre 2013, che accordava il permesso di versare al consorzio Metro C oltre 230 milioni di arretrati e adeguamenti. La bozza dell’atto attuativo, tuttavia, indica dei versamenti molto più bassi rispetto a quelli stabiliti nell’atto definitivo, siglato peraltro, tagliando fuori il Cipe e la Regione Lazio, che per legge sarebbero dovute essere coinvolte. Le domande che la procura si sta ponendo, e che lasciano supporre il reato di abuso d’ufficio di cui sopra, sono relative proprio a questo mancato coinvolgimento delle due istituzioni e alla differenza nel compenso. E noi, ci domandiamo: dove vanno davvero a finire i soldi che i cittadini hanno investito nel miglioramento del trasporto pubblico? Cifre che, lo ricordiamo, lo scorso 6 ottobre sono state quantificate in 363.722.828 euro. A tanto, infatti, ammonta il danno economico prodotto, tra il 2006 e il 2010, dal rinvio dei lavori della Metro C di Roma, relativamente al percorso Pantano-Centocelle.
Aspettiamo pazientemente di vederci chiaro, senza garantire, tuttavia, che l’ultimo atto di questo intrigo farsesco sia dietro l’angolo…
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