Esposta in Francia la terracotta di Michelangelo
“Sono proprio entusiasta che un capolavoro del primo Michelangelo sia stato recuperato e a lui quasi unanimemente attribuito in così poco tempo, ed esporlo a Parigi come pezzo clou di una mostra sui Borgia riempie di orgoglio la tanto vostra bistrattata Italia”. Con queste parole di Roy Doliner, storico dell’arte newyorkese trapiantato a Roma e autore del best-sellers come I Segreti della Sistina, esprime la sua grande soddisfazione per una scoperta che ricolloca nella sua giusta dimensione un’opera che dopo varie vicissitudini ci viene restituita in tutta la sua magnificenza. Stiamo parlando della terracotta che un giovane ventiduenne imberbe Michelangelo Buonarroti realizzò nel 1497, appena giunto da Roma dopo il giovanile apprendistato mediceo, come bozzetto per il monumento funebre del cardinale francese Jean de Bilhères de Lagraulas ormai malato e desideroso di lasciare un’eredità spirituale ai cristiani francesi. Michelangelo si aggiudicò questa ambita e ben remunerata commissione grazie a questa terracotta che, udite udite, altro non è che il bozzetto preparatorio della famosa Pietà che milioni di persone all’anno possono ammirare entrando nella Basilica di San Pietro.
Il comitato scientifico in soli cinque anni ha avallato la tesi di Doliner che ha dimostrato in maniera netta e inconfutabile la provenienza di quel bozzetto in tre dimensioni quale frutto del lavoro del Buonarroti, il lavoro di un genio che giovanissimo maneggiava incredibilmente alla perfezione argilla e creta mescolandole con magnesio e clorite rendendo la terracotta molto più liscia e dettagliata e simile al suo amato marmo di Carrara. Tanti gli indizi nascosti, proprio come quelli della Sistina, i riferimenti neoplatonici, della cultura ebraica e greca pagana con i quali lo scultore fiorentino si formò alla corte del Magnifico. La Madonna con la mano destra accarezza in segno di lutto i capelli di Gesù, ma con l’altra mano stesa cerca la forza e la fede nell’Onnipotente. A reggere la mano di Gesù c’è un piccolo Cupido pagano che simboleggia l’Amore Divino e non un putto cristiano come evidenziato dal balteo, la fascia di pelle sul petto utilizzato per indossare una faretra piena di frecce. Michelangelo aveva già in precedenza scolpito con successo Cupidi a Firenze, ma nella Roma quattrocentesca una figura del genere era blasfema e inconcepibile e la testa e le ali furono tagliate, ma l’artista a dir poco testardo trasferì il balteo sul seno della Madonna marmorea come un ricordo del Cupido censurato dove inciderà la propria firma.
A questo vanno sommate la misura della base ovale lunga 58,3 cm pari al braccio fiorentino che il Buonarroti ben conosceva, il nodo delle tre mani sinistra al centro gruppo usanza tipica di un artista mancino e l’anatomia perfetta che solo lui poteva così mirabilmente esprimere per arrivare ai tratti somatici semiti del Cristo identici a quelli della Crocifissione di Santo Spirito e della famigerata Pietà marmorea. Queste le evidenze artistiche, ma l’iter decennale che ha portato Roy Doliner a scoprire l’arcano inizia nel 2003, con un manufatto in terracotta scoperto nell’Imolese. il proprietario che si rivolge allo storico che rimane estasiato dalla visione e intraprende un percorso che riassumerà la sua tesi nel libro “Il mistero velato” del 2010 contenente tutte le prove a supporto della sua teoria. Il clou delle ricerche si concretizza nel cumulo impressionante di documenti e inventari letti e riletti, un vero e proprio sentiero di testi che ricostruisce i vari passaggi dell’opera dalla esecuzione ai giorni nostri con alcuni tasselli inequivocabili come l’acquisto della terracotta da parte della famiglia bolognese Casali nelle cui proprietari viene espressamente trascritto “un modello di terracotta fatto dalla mano di Michel Agnolo”. Una serie di incredibili evidenze culminate con un documentario esplicativo a cura di Discovery Channel che, grazie all’amor proprio e alla testardaggine di Roy Doliner, ci restituiscono un capolavoro assoluto della formazione Michelangiolesca che i Parigini si godranno fino al 15 febbraio 2015 nell’esposizione del Museo Maillol, con la speranza che al suo rientro in Italia possa essere ammirato da profeta in patria, per poi riprendere un doveroso Tour nei più prestigiosi musei del mondo.