“Il demone della paura”, l’ultimo saggio di Zygmunt Bauman

«Sono l’insicurezza del presente e l’incertezza del futuro a covare e alimentare la più spaventosa e meno sopportabile delle nostre paure». Con queste parole si può sintetizzare l’analisi de Il demone della paura di Zygmunt Bauman, il saggio in cui il filosofo esamina i dubbi della società moderna, come si siano sviluppati e quali possano essere gli antidoti alle nostre fragilità.

Bauman passa in rassegna gli aspetti della globalizzazione che, nella forma attuale, avrebbe dei connotati per lo più negativi, essendo un «processo parassitario e predatorio». L’apertura prodotta dalla globalizzazione avrebbe, infatti, determinato soprattutto instabilità e incertezze, a cui gli Stati non avrebbero saputo opporre nuovi strumenti per influire sul corso delle cose. Il filosofo cita anche Jacques Attali per spiegare il timore delle Nazioni, che, in definitiva, non sono più in grado di «orientare il proprio destino» in una società aperta. Che fare dinanzi a uno Stato che perde, poco alla volta, le proprie prerogative?

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Il disagio sociale nascerebbe da diversi fattori: in primo luogo sarebbe frutto di una deregulation dissennata a cui non avrebbero fatto seguito «nuove forme societarie di gestione della paura». I governi, lamenta il filosofo, lungi dal dirimere tali timori, li avrebbero strumentalizzati a proprio vantaggio.
La paura è particolarmente nociva perché, una volta innescata, si autoalimenta e fomenta un circolo vizioso simile al meccanismo del perpetuum mobile. E il progresso, una volta sinonimo di ottimismo, oggi viene declinato in un cambiamento costante e frenetico a cui è necessario adeguarsi per non restare indietro.

C’è qualcuno che beneficia da tale situazione?
La paura si rivela, per esempio, molto lucrosa per i pubblicitari, che hanno visto aumentare esponenzialmente la vendita di SUV, considerati i veicoli più sicuri al mondo. Inoltre la protezione dell’individuo dai pericoli, veri o presunti, della “modernità liquida” è diventata una priorità nei progetti di sviluppo urbanistici e nelle campagne di marketing. Anche le forze politiche hanno imparato a strumentalizzare le paure per ottenere consenso.
Bersaglio dell’ansia è il diverso, l’alieno, il migrante, di cui non si desidera l’integrazione. Come gestire l’insicurezza del futuro, la perdita del controllo e il demone della paura che ne deriva? Soccorrono, come antidoto a una paura così pervasiva i diritti politici e sociali e la lotta per garantire la democrazia e la libertà su scala mondiale, per esorcizzare quei timori – legittimi o infondati – con metodi che non siano soltanto illusori.

Twitter: @claudia_pulchra

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