Beni confiscati e poi abbandonati
Da gennaio 2014 le destinazioni dei beni confiscati alla criminalità organizzata sono bloccate. Più di 900 beni, sparsi su tutto il territorio nazionale, sono in attesa di essere riutilizzati in modo legale e utile a favorire la crescita del welfare.
Sono passati tre mesi dalla nomina del nuovo direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati e Sequestrati, Umberto Postiglione, ne erano passati già tre prima di arrivare alla nomina eppure, nonostante il tempo passato, di nuove destinazioni dei beni confiscati non se ne trova traccia dallo scorso gennaio. Il motivo é semplice: non basta aver nominato il nuovo direttore dell’ANBSC. Senza un decreto del Presidente Renzi che nomini il Consiglio Direttivo dell’Agenzia, cioè le altre quattro persone oltre il direttore, i beni non possono essere assegnati e Postiglione continua a scaldare la poltrona di un Agenzia vuota, in attesa di qualche collega. «L’agenzia è ancora senza potere – ha affermato Davide Pati, responsabile per i beni confiscati di Libera–. Noi chiediamo con forza al governo che sblocchi questa situazione e che l’Agenzia possa tornare ad avere pieni poteri. In Italia abbiamo censito circa 500 tra associazioni, cooperative, comunità, gruppi e parrocchie che gestiscono beni confiscati dal nord al sud del nostro Paese. Una spina dorsale dell’economia sociale e delle politiche di welfare. Chiediamo che queste realtà che in questi anni si sono rimboccate le maniche per poter portare avanti percorsi di accoglienza, di inclusione sociale, ma anche di legalità e di contrasto alle mafie, vengano sostenute».
Queste, ancora poche, realtà di riuso sociale dei beni confiscati devono molto al lavoro di Libera; da anni ormai, l’Associazione di Don Ciotti sostiene e guida i giovani, i piccoli imprenditori, le nuove cooperative e le associazioni che scelgono di dare una nuova vita a quei beni un tempo di proprietà della criminalità organizzata. Libera gestisce direttamente solamente due beni confiscati nella Regione Sicilia su un totale di 2096 e 5 beni dei 5859 presenti in tutta Italia. I beni confiscati sono un tesoro presente in ogni Regione Italiana, un possibile trampolino di lancio non solo per l’economia del Paese ma per lo sviluppo della coscienza civica e la formazione alla legalità. La politica deve investire in tempi rapidi in queste risorse che rischiano di tornare nelle mani sbagliate, vanificando il lavoro di tanti che lottano ogni giorno per il bene comune. «La burocrazia già eccessivamente lunga sara’ messa a dura prova i prossimi mesi, quando l’Agenzia riceverà 55 mila beni in via di confisca. Quali saranno i tempi di riassegnazione? Difficile pronosticarlo, ma di certo saranno anni. Questo – ha affermato Don Ciotti – e’ spreco di legalità. Vendere tutto e’ sbagliato. Dobbiamo restituirli alla gente».
@DeCanistra