Attacco all’Isis, è guerra
Ormai è ufficiale: l’Occidente dichiara guerra all’Isis. Martedì 16 settembre l’esercito degli Stati Uniti, per la prima volta dall’inizio dell’offensiva anti-terrorismo in Iraq, ha attaccato posizioni dello Stato islamico vicino a Baghdad.
Non sono stati precisati né il luogo degli attacchi né quali postazioni jihadiste sono state colpite ma il Comando centrale Usa a Tampa, in Florida, riferisce che sono stati effettuati due raid aerei, nel sud-ovest della capitale irachena e vicino al monte Sinjar, nel nord-ovest del paese . L’intensificarsi delle azioni militari statunitensi era del resto già stato annunciato da Obama, che nel suo discorso al paese della scorsa settimana aveva parlato di operazione «estesa» volta a cercare di «far retrocedere e, in definitiva, distruggere l’Isis». I caccia americani sono però ancora gli unici a solcare i cieli iracheni, sebbene il vertice di Parigi abbia di fatto decretato la nascita anche in Europa di un fronte unito anti-Isis. {ads1}
Lotta «con ogni mezzo necessario» alla minaccia globale dell’esercito islamico, appoggio incondizionato a Baghdad contro i jihadisti, coalizione ampia che guarda oltre i suoi confini. Sono questi i punti sottoscritti dai ventisette paesi, occidentali e arabi, più Onu, Ue e Lega Araba, riunitisi nel vertice di Parigi al fine di compattarsi in un fronte comune contro l’autoproclamato Stato islamico. Ad apertura del vertice Hollande ha mostrato la sua impazienza nel sostenere l’Iraq: «Non c’è tempo da perdere». Tuttavia tra le dichiarazioni d’intenti e l’azione fattiva esiste sempre uno scarto. Il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini ha dichiarato che «siamo tutti d’accordo sulla necessità di agire insieme, sul senso di urgenza: fare presto, fare insieme» ma ha precisato che Roma non manderà aerei italiani, sebbene Parigi dal canto suo abbia invece già inviato i primi mezzi di ricognizione sull’Iraq. Per ora «l’Italia ha deciso l’invio di armi, munizioni, soprattutto l’invio di materiale per il sostegno umanitario, che è una priorità», ha spiegato Mogherini.
Il Regno Unito, già provato dall’apprestarsi del referendum scozzese, dopo un tentennamento iniziale si è deciso ad appoggiare l’alleato americano nella guerra all’Isis, ma con cautela e stretto tra due fuochi. L’ennesima testa britannica caduta, quella David Haines, ha avuto il suo peso e David Cameron ha deciso di impegnarsi per dare la caccia agli assassini e ha fatto sapere che il Regno Unito appoggerà l’azione Usa non solo a parole ma anche con aerei Tornado e velivoli per la sorveglianza che forniscono informazioni di intelligence. Tuttavia, considerato che l’ostaggio Alan Henning è ancora nelle mani degli estremisti islamici e visti anche i timori dell’opinione pubblica, resta il fatto che non verranno dislocate truppe di terra. Gli Stai Uniti restano dunque il principale paese a dichiarare una vera e propria guerra all’Isis, sebbene l’azione, già in atto in Iraq, riveli problematici risvolti di alleanze ed equilibri in Siria, dove le mosse sono ancora da studiare.