Libri: Sam Lipsyte e il volto goffo dell’America

Una sentenza della Corte di Cassazione ha definito la satira «una manifestazione di pensiero talora di altissimo livello» in grado di «indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene».

L’ultima raccolta di racconti firmata da Sam Lipsyte La parte divertente, edito da Minimum Fax, risponde magistralmente a tali dettami.     Le tredici narrazioni che compongono quest’ultima fatica dell’irriverente autore statunitense affastellano impietosamente le storture spirituali, i vizi e i tic più bizzarri della classe media americana. Sembra che nel corso della sua esistenza Lipsyte non faccia altro che ingozzare il suo vorace spirito di osservazione; tutto quanto esso divora viene puntualmente sputato e diviene prosa, scrittura furente e sdegnata, capace di disegnare personaggi inchiodati per sempre nella loro goffaggine ed ineluttabile mediocrità.

 All’interno di un rigore compositivo che connota le pagine di queste storie domina la sproporzione; in Lipsyte tutto è sproporzione ed inadeguatezza: allora ecco una trentenne single, protagonista de La struttura, inquietarsi per l’improvvisa quanto inspiegabile insorgenza del desiderio di maternità: impiegata part-time in un asilo e poetessa mancata possiamo considerarla una sorta di emblema dell’umanità descritta dall’autore con la sua incapacità di realizzarsi. Ad ogni sentimento di un personaggio corrisponde una situazione contraria in cui è costretto ad agire; pare che la morte sul tosaerba in copertina con il suo incedere sinistro e comico si insinui in ogni storia per falciare con il suo arnese la parte di destino cui aspira ogni personaggio. La falce-penna di Lipsyte taglia e corrode narrando mode e tendenza alle quali aderiscono uomini e donne inconsapevoli ed alienati; come lo scrittore di È il dolore di Nate quello attuale o il profeta improvvisato del Formato maxi. 

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Altro condimento prezioso sapientemente dosato in queste parabole esilaranti è il paradosso, pregnante ne I negazionisti, dove Mandy ex tossicodipendente e figlia di un sopravvissuto ai campi di concentramento, finisce per frequentare un neonazista anche lui con un passato segnato dai problemi con la droga. Nonostante l’elemento tragico accompagni ciascuna vicenda esistenziale la lettura spesso ci fa ridere dando ragione a Leopardi quando diceva che «le persone sono ridicole se non quando credono di essere ciò che non sono». Ma i personaggi usciti dalla mente sagace di Lipsyte non solo non sono ciò che vorrebbero essere ma sono destinati a non diventarlo mai, ed imprigionati nelle loro sghemba quotidianità si muovono nel mondo con la stessa padronanza di una blatta con la pancia rivolta verso il cielo mentre agita inutilmente le sue zampe. Come tutti gli altri libri di Lipsyte anche quest’ultimo è una sorta di mosaico dove è raffigurato il difforme; avvolti in atmosfere ambigue, divertenti ed ironiche si assiste alla frantumazione dell’American dream di cui le vite di queste anime misere sembrano essere il cascame.

Sam Lipsyte, La parte divertente, Minimum Fax, 232 pp.

Twitter: @alberodanzante

 

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