ABOGADOS: LA SENTENZA “TORRESI”
Con la sentenza “Torresi” dello scorso 17 luglio, la Corte UE ha statuito in merito al dilagante e sempre più controverso fenomeno degli avvocati stabiliti, ed in particola modo dei cd. abogados.
I principi affermati nella sentenza Torresi, sono destinati ad avere effetti immediati nel nostro Paese. Difatti vengono “confermati” il diritto alla stabilimento e l’esclusione del principio dell’abuso del diritto, quando si attua una libertà fondamentale del trattato e nello specifico ogni qualvolta avvenga un superamento delle regolamentazioni dettate in materia di accesso alle professioni.
Secondo tale direttiva, trascorsi tre anni di esercizio della professione in Italia, gli “abogados” saranno assimilati in tutto e per tutto agli avvocati dello stato membro ospitante, e quindi diventeranno avvocati alla stregua di chi ha conseguito il titolo secondo le norme nazionali dettate in materia.
Difatti, l’art. 10 della predetta direttiva, prescrive che dopo tre anni “di un’attività effettiva e regolare nello stato membro ospitante, e riguardante il diritto di tale Stato, ivi compreso il diritto comunitario” gli “abogados” saranno dispensati dalle prove previste dall’art. 4 della direttiva n. 89/48.
Tali principi, naturalmente, saranno da applicarsi anche per altri titoli professionali acquisiti in altri stati Ue.
La Corte ha, inoltre, imposto alle autorità nazionali, nel caso di specie agli ordini professionali, una lettura della direttiva orientata al rispetto della libera circolazione nella forma del diritto di stabilimento, sottolineando che il principio cardine della libera circolazione deve valere per i professionisti, rafforzando il riconoscimento reciproco e limitando eventuali elusioni di questi principi adducendo l’abuso di diritto.