Francia: bambino affidato ai “compratori”

Lo scorso 5 settembre, in Francia, è stata emanata una sentenza insolita riguardante l’affidamento di un bambino “comprato” da una coppia di ventenni che non potevano avere figli.

L’avvocato della coppia, Caroline Depretz, ha commenttato: «Di solito i minori vengono allontanati dai genitori che minacciano la vita dei loro figli. In questo caso siamo di fronte a dinamiche opposte: il bambino ha manifestato la sofferenza dell’abbandono e il giudice ha messo in primo piano la salute del piccolo. Vista la dinamica, quella del 5 settembre è una sentenza storica». 
Se è vero che i matrimoni diminuiscono e le donne in carriera aumentano, allo stesso tempo, il “desiderio di avere una prole” appare tutt’altro che in crisi e, anzi, spesso, una volta scattato l’orologio biologico, diviene una vera e propria “fissazione”. E se è vero che ciò a cui si tiene di più è proprio ciò che non si può avere, oggi, sono numerose le coppie che intraprendono la strada dell’inseminazione artificiale o dell’adozione, quando queste sono rese possibili.
Tuttavia, recentemente, una coppia francese ha tentato un “metodo alternativo”: una sorta di baratto/acquisto. D’altronde, nell’era in cui tutto può essere comprato perché ciò non dovrebbe valere anche per i bambini?

 

Semplice acquisto. È la storia dei coniugi di Meurthe-et-Moselle, dipartimento della Francia nordorientale, che hanno letteralmente comprato un bambino nato a Marsiglia nel 2013 da una famiglia rom, la quale non ha avuto problemi a disfarsene per 8 mila euro e una Bmw.
A settembre 2013, due uomini dell’organizzazione criminale che ha fatto da tramite tra la coppia e la famiglia d’origine del piccolo sono stati arrestati dalla polizia con l’accusa di traffico di esseri umani. A questo punto, non è stato difficile risalire alla famiglia a cui il bambino era stato venduto e questo è stato trasferito in un centro maternità di Nancy.
Il legale della famiglia rom ha descritto i suoi clienti come delle «prede ideali, che vivevano in un mondo a parte e non avevano idea di quali fossero le procedure da rispettare per adozione e affidamento», insomma, delle vittime degli eventi. Peccato che vendere un bambino non dovrebbe essere solo illegale, ma anche contrario al proprio istinto di genitori.

Affidamento inaspettato. In tutto ciò, la peculiarità della vicenda non sta nel voler così disperatamente un bambino o nella possibilità di venderlo e comprarlo, ma nella sua risoluzione.
Dal momento in cui il bambino è stato allontanato dalla famiglia francese, è stato colpito da un progressivo deperimento, tanto che si è prospettato il rischio di problematiche legate al suo sviluppo psicomotorio.
Nel giugno 2014 ai coniugi è stato permesso di far visita al bambino che, in seguito alla sentenza, è stato loro affidato. Insomma il bebè, ad oggi, è legalmente affidato alla stessa famiglia che lo aveva comprato meno di un anno prima.
«Il giudice ha preso la decisione coraggiosa perché la salute del bambino era compromessa, una sentenza unica che potrà fare scuola nella giurisprudenza del nostro Paese e riaprire il dibattito sull’utero in affitto», afferma soddisfatta Depretz.

 

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