Evviva Cilic l’usurpatore
Siamo a una svolta. La finale degli Us Open edizione 2014 ha instillato il dubbio. Parentesi o certezza che sia, il pubblico si sta abituando a nuovi re. Stavolta a fare il miracolo è stato il venticinquenne nativo di Medjougorie, Marin Cilic.
Il giovane croato ha avuto la meglio su un nobile avversario, il giapponese Kei Nishikori. L’assenza in finale di un torneo Slam dei predestinati, Roger Federer e Novak Djokovic, eliminati per demeriti in campo e di Rafel Nadal esonerato per problemi di salute, ha scombussolato tutti i piani. E’ la fine di un’epoca? Di quell’era che vedeva i tre moschettieri spartirsi coppe, tornei e gli Slam più importanti? Forse. Presto per affermarlo, anche Federer stesso, solo pochi mesi fa, era stato considerato ormai out, eppure, con Edberg al seguito, ha ritrovato una seconda giovinezza.
Fatto sta che Marin Cilic, adesso, vanta un bel primato e si è piazzato con veemenza tra i guastafeste del trittico. E’ alla coda di Murray che ha in bacheca 2 Slam, Wawrinka e Del Porto che hanno conquistato 1. Finale di Slam che ha messo in campo comunque due belle favole, da una parte quella di Kiyoshi Nishikori reduce da un pesante infortunio che ne aveva messo a rischio la partecipazione e che sarebbe stato il primo nipponico a conquistare lo Slam statunitense, dall’altra quella di Marin Cilic, rientrato in corsa dopo la squalifica di 4 mesi rimediata dopo esser stato ‘beccato’ con tracce di nikemide nelle urine. In questi giorni seguenti alla vittoria, di doppi sensi intorno alla storia di Marin e la sua provenienza ha scatenato i giochi di parole degli opinionisti e dei tifosi.{ads1} Si è gridato al miracolo, per chi ci crede ai eventi surreali era fin troppo semplice. Lì dove è cresciuto tennisticamente Marin Cilic, non era in realtà così facile, guerra e paura, ma la sua vita era il tennis e, mentre attorno a lui quello stato crollava, nel 2005 portava a casa la vittoria nel Roland Garros juniores e si insinuava nei quarti di finale delle altre prove dello Slam di Londra, di New York e di Melbourne. La brutta storia della penalizzazione non va dimenticata, come non potrà fare Andy Murray, che perse nel torneo in questione per mano del croato, ma non deve offuscare la verità sulla convincente prestazione di questo 2014.
Il ragazzo prodigio si era un po’ perso all’ombra dei mitici 3 campioni che in questi anni hanno lasciato poco e niente. E ora cosa è cambiato? Forse loro in calo e nuovi spazi per le promesse. Pronti al via Dimitrov, quello che più piace ai seguaci di Federer, oppure lo stesso Nishikori, Raonic e chissà chi altri…
{ad1}Sui protagonisti del domani si cela il punto interrogativo, ma sul tennis che impera è sempre più certezza: la scuola è quella del buon Djoko e dell’agguerrito Rafa. Si procede a sciabola e non con il fioretto. Anche la finale dei Flushing Meadows ha seguito questo copione. Match breve, più di quanto ci si aspettasse. Cilic ha letteralmente dominato, qualche bel colpo del giapponese, ma una resistenza limitata e congelata sul punteggio di 6-3, 6-3, 6-3.
Il servizio è il colpo dell’anno. Tanti match sono stati decisi dall’efficacia di questo fondamentale, siamo sempre lì. La regia non cambia: la battuta più potente incide su tutto lo scambio e, anzi, meglio si impedisce di scambiare. Un buon ricevitore è di certo più pericoloso di un buon giocatore di rete. Le medie di Marin sono state oltre i 200 orari in tutto il torneo, tanto da rendere difficile anche per il miglior giocatore in risposta il compito di contrastare simili prime. Nishikori, decisamente più leggero in questo colpo, ha pagato il suo deficit, solo a inizio terzo set per il nipponico si è presentata una ghiotta occasione di break. Non ha saputo sfruttarla e la partita è scivolata via in un batter di ciglio. In attesa di capire se questo finale di stagione, all’avvicinarsi degli Atp World Final, stabilirà che la tendenza sarà un ritorno dei ‘big’ o se sarà ‘rivoluzione’, questi Open hanno dato la loro sentenza, così se per le donne c’è una sola regina, Serena Williams, il trono del re è effettivamente vacante.