Prima adozione gay in Italia, applausi e polemiche

Sentenza storica quella emessa dal Tribunale per i Minorenni di Roma che, per la prima volta in Italia, riconosce l’adozione di una bambina che vive in una coppia omosessuale. Le due mamme convivono da oltre dieci anni e si sono sposate in Spagna, dove, nel 2009, la più giovane aveva concepito una figlia grazie alla fecondazione eterologa.

Dopo il matrimonio sono tornate a vivere in Italia con la loro bambina e si sono iscritte al registro delle Unioni Civili di Roma, sentendosi fin dal primo momento una famiglia a tutti gli effetti. La madre non biologica, decisa a dare pieno riconoscimento giuridico al legame affettivo di fatto, aveva chiesto al Tribunale per i Minorenni di poter adottare la figlia della sua compagna e l’Autorità Minorile ha accolto la domanda, assegnando alla minore il doppio cognome.

Secondo il Tribunale di Roma “l’omogenitorialità” è una forma diversa di genitorialità, ma non vuol dire che non sia sana e, nel caso concreto, l’adozione corrisponde all’interesse del soggetto minore, già solidamente inserito in un contesto familiare sereno ed accogliente. Si tratta del primo caso in Italia di stepchild adoption, ovvero l’istituto anglosassone con il quale si intende l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio, naturale o adottivo, del partner. Può dunque riferirsi sia a coppie eterosessuali che omosessuali. Secondo il legale Maria Antonia Pili, il Tribunale “ha correttamente interpretato la norma di apertura” già contenuta nella legge sull‘adozione. “Non si è trattato dunque – ha precisato – di concedere un diritto ex novo, ovvero di creare una situazione prima inesistente, ma di garantire nell’interesse di una minore la copertura giuridica a una situazione di fatto già consolidata”.

 

“Siamo felici, quasi incredule, di questo risultato che era atteso da anni e che rappresenta una vittoria dei bambini”, ha dichiarato la coppia attraverso l’avvocato Maria Antonia Pili. “Vittoria dei bambini e di tutti quei minori che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba. Speriamo – hanno ancora dichiarato le due mamme – che questa sentenza possa aiutarli; suggeriamo alle tante altre coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto. Ad esprimere apprezzamento anche l’associazione nazionale dei genitori omosessuali e transessuali attraverso le parole del presidente Giuseppina La Delfa che ha spiegato “Tutta l’associazione e migliaia di coppie con figli in Italia aspettavano questa sentenza. Il giudice ha tenuto conto dell’assoluta preminenza dell’interesse del minore: chi può negare che l’interesse supremo del minore è essere tutelato da entrambi i genitori?”.
Non si può, però, nascondere la polemica politica provocata dal “via libera” dei giudici. A poco più di 48 ore dalla sentenza si è scatenata una bufera incontrollabile iniziata con una campagna pubblicitaria lanciata da ” Fratelli d’Italia”, che ha utilizzato per la grafica del manifesto in questione uno scatto di Oliviero Toscani, sul quale è stata posta la frase: «Un bambino non è un capriccio. No alle adozioni gay». Ad alzare i toni è stato un tempestivo tweet di risposta dell’ex deputata Vladimir Luxuria contro Giorgia Meloni: “Spero che nessun bambino venga abbandonato da un padre a 12 anni come è successo alla vostra Giorgia Meloni”. Da qui, accesa battaglia a colpi di tweet: “So bene quanto crescere senza padre o madre sia terribile. Usare le vicende personali per attaccare politicamente è schifoso” risponde la Meloni. La portavoce nazionale Ncd, Barbara Salmartini ha definito «ignobile l’utilizzo della vita privata per attaccare la Meloni», mentre Ignazio La Russa ha chiesto a Luxuria di scusarsi con la presidente di Fratelli d’Italia. Ad esprimere solidarietà a Giorgia Meloni il collega di partito, Fabio Rampelli, che ha definito “inqualificabile” l’intervento di Luxuria. Secco il tweet del leader de La Destra, Storace: «Da Luxuria un attacco inumano e ipocrita, Solidarietà alla Meloni». Vladimir Luxuria ha risposto alle mille accuse dai microfoni de La Zanzara: «Non devo delle scuse a nessuno. Siate pronti perché ogni volta che voi ci attaccherete noi vi attaccheremo, anche sul personale, perché siamo stufi».

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