Nello spazio caffè, sulla terra lacrime
Solo 15 paesi al mondo non sono in guerra. Qualcuno dice che la terza guerra mondiale c’è: è solo più subdola. Si collezionano vittime civili ogni giorno. Si mietono teste come spighe di grano. Ma oltre ad uno struggente ed incomprensibile bollettino delle vittime e delle esplosioni, cosa ci spiegano i giornali sulla Siria, sul Congo, sull’ Iraq, sulla Libia? Niente.
Nessuno ha capito niente, noi non stiamo capendo niente. Esattamente come ci chiedono. Perché questa guerra non si deve raccontare. Perché gli americani sono lì? Qualcuno ci dice la verità? Tutti tacciono. Però i nostri giornali una cosa ce la dicono. Samantha Cristoforetti si berrà un espresso nello spazio. Pare che gli astronauti, fino ad ora, avessero un insostenibile problema: non sapevano come farsi l’espresso. Una tragedia. “Finalmente” è stato messo a punto un sistema in grado di funzionare lì dove i principi della fluidodinamica sono molto diversi da quelli che vigono sulla terra, e la nostra astronauta lo inaugurerà sorseggiando un caffé galattico.
Con tutto il rispetto: comprendiamo che lì su ci sia una certa esigenza di tenersi svegli, ma, se i giornali hanno davvero l’esigenza di allentare un po’ la tensione da cronache pesanti, devono farlo proprio con queste “notizie” inutili? E’ proprio così diffcile scegliere qualcosa di più interessante? Raccontare, non so, qualche storia a lieto fine? Raccontare di qualcuno che si è salvato, di un sorriso in una valle di lacrime, di una salvezza, di un ritrovo, di una speranza? Ce lo chiediamo perché del caffè spaziale non interessa proprio a nessuno. Non ci interessa del nuovo sistema messo appunto da L. per espresso in capsule spaziali. {ads1} Che notizia è? Interessa o migliora l’opinione pubblica? Non accresce il nostro bagaglio culturale, non ci riempie di speranze, di forza e di coraggio, conoscere, in questo momento, il progresso di una tecnica che si adopera per cause futili e accessorie. Vogliamo anche capire che c’è una crisi dell’editoria e di tutto il resto quindi una notizia che in realtà non è altro che pubblicità può far comoda agli editori. Possiamo capire tutto, sì possiamo, ma siamo stanchi di giustificare. Vorremmo passarci su ma non possiamo. Perché quando il nostro cuore viene lanciato come una pallina pazza da un’immagine di un bambino mutilato o di una testa tagliata per finire inzuppato in una tazzina di caffé nello spazio, allora la remissiva comprensione da gregge non deve più esistere. Un espresso non basta a distrarci e a smettere di dal farci delle domande. Se su nello spazio bevono caffé qui giù affogano nelle lacrime.