Berlusconi, è show da Santoro
L’evento mediatico della settimana. Silvio Berlusconi e Michele Santoro, l’uno di fronte all’altro, in un match non scontato che ha costretto tutti alle ore piccole: uno show dal retrogusto squisitamente televisivo, che va al di là dell’intrinseco significato politico.
Difficile infatti non collegare la vita professionale di Michele Santoro con l’ascesa di Berlusconi, dopo l’Editto Bulgaro che ne ha segnato per sempre i reciproci ruoli. Tanto che, proprio sull’antiberlusconismo e tutto ciò che esso rappresenta, il giornalista ha fondato la propria crociata: ecco dunque che accogliere in casa colui che – dittatore, autorevole, della Repubblica delle Banane – lo ha costretto all’esilio diventa un gesto di forte significato informativo. E anche se l’ex premier è stato ospite di diverse trasmissioni televisive negli ultimi giorni (roba che, a farci due conti, manca solo l’ospitata a Masterchef), il confronto di ieri sera ha messo in scena una più note antagonie mediatiche: là, dove politica e televisione si incontrano più che mai, si è consumato l’atto primo di una lunga, se non altro chiacchierata, campagna elettorale.
La sensazione generale alla fine della giostra è quella che il confronto l’abbia vinto Silvio Berlusconi. Certo, nei prossimi giorni sarà analizzata e scomposta ogni singola parola detta, arrivando, come usualmente succede, ad una visione d’insieme che non condanna nè assolve: come sempre in politica, nè vinti, nè vincitori. Ma dal punto di vista televisivo non c’è congettura che tenga. Silvio Berlusconi è un animale da palcoscenico, un mattatore della comunicazione che, anche con il viso tirato come pasta sfoglia, riesce ad ipnotizzare una platea. Probabilmente vecchio e non del tutto cosciente delle proprie debolezze, ne esce miracolosamente bene nonostante numerosi scivoloni, in primis la lettera scritta (da altri) a Marco Travaglio. E non certo perchè abbia verità in tasca: semplicemente, seppur tra gli scoppi di ilarità generale ad alcune sue affermazioni, il Cavaliere tiene su uno studio da sè, completamente a suo agio. Tanto che ce ne vogliono quattro – Santoro, Travaglio, Innocenzi e Costamagna – per fronteggiarne uno.
In realtà non ci sta nemmeno simpatico. O forse si. Il tutto sta nel capire che quella faccia da peccatore impunito piaccia o meno: “Sono stato votato da 13 milioni di italiani. Tutti coglioni?”, ha detto con faccia di bronzo. E lo studio, in un attacco di populismo spicciolo, è esploso in quel sì che il conduttore, sconsolato, ha avuto un bel daffare per placare. Ma tant’è. In finale, Berlusconi ha abbandonato lo studio ridendo. E anche Travaglio e Santoro se la son ridacchiati un bel po’. Non che volessimo il sangue: ma va a vedere che, come al solito, gli unici a rider poco siamo noi.