Mogherini: un’incontenibile allegria

 Sì, torniamo ai fondamentali. C’è un conflitto in corso tra il governo ucraino e gli indipendentisti di Novorossia che devasta le terre del Donbass, ma coinvolge sui rispettivi fronti come mandanti e protettori, gli USA, l’UE, la NATO e la Russia. Il conflitto tra le potenze che si muove dietro la guerra civile ha già da tempo proporzione di guerra in termini economici (embarghi e sanzioni), geopolitici (gas, sfere di influenza politica, spostamenti di truppe), informativi (uso massiccio e sfacciato della propaganda).

Questo scenario si colloca in un momento di caos politico e militare su più fronti, a livello globale: guerra civile in Libia, guerra dell’ISIS in Siria e Iraq con coinvolgimento dell’aspirante potenza regionale iraniana, fase militare e sanguinosa della pressione sui palestinesi da parte della potenza regionale israeliana, recessione europea, tensione sino-giapponese, focolai di instabilità e conflitti in Pakistan, Sudan, Nigeria e in una lunga lista di altri stati africani e asiatici. Questa concomitanza di conflitti può apparire casuale soltanto ad una lettura storica ingenua, grandi gruppi di interesse economico, militare e politico hanno spinto con metodo e costanza perché il fuoco crescesse, fino a minacciare sempre più lo scatenarsi di un incendio. E’ necessario mondare i fatti e i processi di cui siamo a conoscenza dal rumore della propaganda, almeno per quanto possibile, cercando di ripartire da quanto successo in Agosto, sui vari fronti, dello scacchiere ucraino.

Il 26 Agosto a Minsk durante un vertice tra il presindente ucraino e i premier dei paesi dell’Unione Doganale Eurasiatica (Russia, Bielorussia e Kazakistan), in questa circostanza si sono incontrati e perfino stretti la mano Putin e Poroshenko. Dopo un lungo faccia a faccia, il vertice si è concluso col presidente ucraino Poroshenko che parlava di dialogo e passi avanti verso la tregua, ma la guerra non s’è fermata per una ttimo e già il giorno dopo il suo Primo Ministro Yatseniuk chiedeva l’aiuto della NATO contro la Russia, in vista del prossimo vertice di settembre dell’Alleanza Atlantica a Cardiff. Il giorno seguente lo stesso Yatseniuk partecipava al coro globale annunciando l’invasione russa dell’Ucraina. A sostegno della notizia dichiarazioni in tal senso di Poroshenko mal tradotte dalla Reuters (smentita dagli stessi media tedeschi), immagini satellitari di una colonna di blindati che la NATO provvede per autentiche, la Russia giudica truccate e sulle quali l’ONU, candidato ente terzo, si dice “non in grado di confermare”. C’è poi l’annuncio di mille combattenti russi tra le file dei miliziani della Novorossia, presenza già confermata dallo stesso generale delle milizie Strelkov in maggio, se pur le stimava all’epoca, forse per convenienza, in un 5% dei suoi organici. Altre volte il Cremlino ha ammesso la presenza di volontari e ed ex-militari russi, lo stesso Strelkov lo è, così come in campo ucraino si conosce la presenza di funzionari e addestratori della CIA, truppe di mercenari americani dell’Academi e nazifascisti baltici, polacchi, scandinavi e italiani arruolati nel Battaglione Azov della Guardia Nazionale. Passata alle cronache dei giornali per invasione, quello dei blindati russi, se provato, sarebbe uno sconfinamento, pratica denunciata decine di volte dalla Russia verso le truppe ucraine che combattono al confine, compreso quuando un colpo di artiglieria ucraino uccise un civile russo in territorio russo, a Rostov. Ieri dieci paracadutisti russi che avevano sconfinato, sono stati restituiti a Mosca in cambio di 63 soldati ucraini in fuga che si erano ritrovati bloccati in Russia e fonti del Donbas parlano di sei ufficiali della NATO caduti in mano alle milizie nella riconquistata MariupolUna vera invasione, nelle parole attribuite a Putin, vorrebbe dire l’esercito russo a Kiev in due settimane, probabilmente falsa, la dichiarazione non sarebbe soltanto una spacconata: due settimane sembrano una stima generosa per gli ucraini.

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Stima generosa in quanto l’esercito di Kiev ha collezionato nel mese di Agosto una sequela di dure sconfitte contro i miliziani, il che spiega perché Kiev abbia deciso di alzare sempre più la voce cercando di affrettare il passo della NATO in un conflitto che implichi il potenziale contatto diretto contro le truppe russe. I ribelli hanno guadagnato terreno, riconquistato centri abitati importanto tra cui la città costiera di Mariupol, persa mesi fa, e riportato numerose vittorie con un bilancio clamoroso di vittime, prigionieri e defezioni sul lato ucraino. La controffensiva ha funzionato e tra un mese l’inverno slavo metterà in ginocchio un’ Ucraina militarmente bloccata, in bancarotta economica e completamente al freddo. Chi pagherà allora i costi della  guerra e chi fornirà il gas? L’FMI, l’UE, gli USA, la NATO?

Ieri il Ministro della Difesa ucraino Geletey, ha dichiarato chiusa la fase della guerra al terrorismo nell’Est, per dare il via a quella della guerra patriottica contro la Russia, su larga scala e con decine di migliaia di morti, parole sue. La Merkel ha annunciato nuove sanzioni contro Mosca.  In un’ anticipazione sulla prossima settimana, Financial Times ha scritto che Cameron annuncerà una forza multilaterale di 10000 uomini formata da UK, Danimarca, Olanda, Lettonia, Estonia, Lituania e Norvegia, per rispondere alla presunta aggressione russa in Ucraina, forze di paesi NATO che se attaccati o coinvolti in un conflitto potrebbero invocare l’intervento del resto dei paesi dell’alleanza, Italia inclusa. A Minsk intanto si continua a mettere in piedi contatti e una voce ancora da verificare sosteneva ieri che le milizie, finalmente interpellate, sarebbero disposte a negoziare una soluzione autonomista invece che indipendentista, con un cambio di rotta inatteso e sbalorditivo. Intanto le scatole nere dell’MH17 e i nastri che contengono tacciono a Londra, non vengono rilasciate e gira un documento classificato, pubblicato sul media russo Live Jurnal, in cui Olanda, Belgio, UK e Australia si sarebbero accordate a vicenda il potere di veto sulla divulgazione dei nastri. Il documento, autentico o no (lo scopriremo presto), lascia sconcertati in entrambi i casi per l’assenza della Malaysia, unico paese senza altro interesse se non quello delle vittime, verso il quale i nastri forse sarebbero dovuti essere inviati fin dall’inizio.

Nel frattempo pare che la Mogherini, subito ricoperta dai  tweet orgogliosi ed entusiasti dei suoi, abbia appreso la notizia della propria nomina ad Alto Commissario agli esteri dell’Unione Europea piangendo dalla gioia. Visti i tempi e il lavoro che sarà chiamata a fare, lo spirito dei quali si estende ben oltre l’orizzonte ristretto del prestigio personale, le auguriamo buona fortuna ma non ci sentiamo di condividere la sua incontenibile allegria. 

E no, non siamo gufi.

di Daniele Trovato

Twitter: @aramcheck76

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