Siria, Usa e l’hostis communis
Nel composito e mutevole scacchiere mediorientale,dove sembra che nulla sia stabile ma piuttosto fluido e magmatico, gli Usa ci stupiscono con una mossa a sorpresa. I nemici di ieri sono gli amici di oggi e il regime di Assad stavolta secondo la Casa Bianca è il male minore.
Gli antichi romani erano maestri nell’allearsi convenientemente con popoli vicini quando si presentava la necessità di fare squadra contro un ‘hostis communis‘. Guidati da uno strenuo cinismo gli imperatori romani ripetevano: «Amicus meus, inimicus inimici mei» e appellandosi a questa massima deve aver agito il presidente degli Stati Uniti nell’accettare la proposta di collaborazione del dittatore siriano Bashar al Assad. Dopo aver lasciato che per circa un anno i jihadisti proveniente dal’Iraq potessero liberamente risalire l’Eufrate fino a Raqqa, ultima regione lealista, nel nord della Siria, ora che l’Isis continua ad avanzare e punta a Tabqa il regime di Damasco ha cominciato a compiere raid nella zona e anzi ha fatto di più: ha dichiarato di essere pronto a collaborare con la comunità internazionale, inclusi gli Stati Uniti, nella lotta contro il terrorismo. {ads1}
Accusato solo un anno fa di aver usato il gas sul centinaia di civili, il regime siriano si propone oggi come compare delle potenze occidentali. Sicuramente la mossa di Assad si propone anche il fine di rompere l’isolamento internazionale nel quale si trova. Si tratta comunque di un’apertura condizionata, il governo di Damasco ha infatti precisato che dovrà essere coinvolto nel coordinare qualsiasi raid contro i miliziani islamisti nel Paese. Sebbene abbia la massima premura a rendere noto che è esclusa qualsiasi collaborazione con il regime di Bashar al Assad, il comandante in capo degli Stati Uniti, Barak Obama, ha dato il via libera agli arei militari. Sicuramente il truce video che ha mostrato la decapitazione di James Foley agli occhi di tutti ha dato la spinta a intervenire, tanto più che il ministro degli esteri siriano Walid al Muallim ha rincarato: «Vi assicuro che se ci fosse stato un coordinamento tra gli Usa e il governo siriano, l’operazione non sarebbe fallita».
Gli Usa stanno già inviando nei cieli della Siria aerei spia U-2 e droni, con missione esclusivamente ricognitiva. Con tutta probabilità verrà perlustrata la zone dove una volta si leggeva in maniera meno sfocata il confine tra Siria e Iraq. Resteranno invece limpidi i cieli dell’interno della Siria, dove gli Stati Uniti intendono mantenere la fiducia degli oppositori di Assad, almeno fino a quando nuove contingenze faranno ridefinire ancora una volta chi sono gli amici e chi i nemici.