L’equivoco dei curdi: ribelli o alleati?

Due problemi delle potenze occidentali sono la scarsa memoria e la vista corta, annebbiata da un ‘hic et nunc’ che gira intorno solo al proprio interesse. Vittime di questi due limiti, le sopracitate potenze si sono convinte che armare i peshmerga curdi e lasciare che siano loro a morire nella guerra all’Is sia un’ottima idea.

Oggi vengono trattati come cari vecchi alleati, ma dei curdi fin’ora nessuno si era curato un granché. Diviso tra il sud-est della Turchia, l’ovest dell’Iran, il nord dell’Iraq, il nord-est della Siria il gruppo etnico indoeuropeo dei curdi, già dalla caduta dell’Impero ottomano (1922), lotta per l’indipendenza del Kurdistan. Per decenni hanno subito persecuzioni da parte di tutti, dai turchi ai siriani, dagli iracheni agli iraniani, senza che nessuno ai attivasse per salvaguardare i diritti umani di quel popolo. “Peshmerga” in lingua curda è il guerrigliero che intende battersi fino alla morte. I peshmerga sono fieri e contano tra le loro fila schiere di indomite guerriere. {ads1}

I peshmerga hanno dichiarato di non avere paura dell’Is e di lottare per l’indipendenza della propria terra. È una guerra privata di cui Usa ed Europa si sono appropriati in nome dell’esistenza di un nemico comune. Il mondo ha lasciato che i curdi venissero sterminati senza battere ciglio, ad eccezione delle occasioni in cui facevano comodo: nel 2003 nella lotta a Saddam Hussein e oggi. Ora sembrano diventati nominalmente degli eroi ma nei fatti burattini al fronte. Al loro fianco volano i droni americani e, dopo l’appoggio statunitense, anche l’Europa ha deciso di fornire armamenti ai curdi iracheni. In seguito al via libera dell’Unione europea agli stati membri il governo francese ha iniziato a inviare armi e anche l’Italia, in attesa del sì del Parlamento, sta valutando tempi, tipologia di armi e quantità da fornire ai guerriglieri curdi. Al momento ci sono diverse opzioni sul tavolo: l’Italia potrebbe inviare una partita di circa 30mila kalashnikov, che sono le armi che i peshmerga conoscono meglio, tonnellate di munizioni sequestrate durante le guerre nei Balcani e dei fucili mitragliatori Mg, non più in dotazione alle forze armate e finiti nei magazzini. Alla Difesa si sta inoltre valutando la possibilità di inviare giubbotti antiproiettile, sistemi di comunicazione radio, puntatori laser e dispositivi anti-bomba.

I peshmerga stanno combattendo la loro guerra ma l’occidente non può far finta che stiano morendo solo per loro stessi e non per il bene di tutti. Non dovrà dimenticarlo quando, magari rabbonita la minaccia dei jihadisti, i curdi continueranno a chiedere indipendenza o quantomeno maggiore partecipazione al governo dei paesi in cui vivono. Non dovrà sottovalutare il pericolo che nasce da un popolo del quale si arma il braccio ma non si ascolta la voce.

Twitter: @Fra_DeLeonardis

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