Insegnare in Brasile: questione di attività sessuale
Al giorno d’oggi, per essere delle buone insegnanti, bisogna conoscere la materia, possedere l’arte oratoria ed avere una scarsa, se non nulla, attività sessuale. Non si tratta di un errore di battitura ma della realtà: sembra che la competenza di un insegnante dipenda anche dall’attività sessuale di questa. Ovviamente, si tratta di un discorso, come sempre, riferito solamente al gentil sesso.
Esami medici obbligatori. Secondo il giornale britannico “The Telegraph“, lo Stato di San Paolo, in Brasile, ha intenzione di chiedere alle aspiranti insegnanti di sottoporsi ad esami con il fine di escludere patologie sessualmente trasmissibili: Pap test, colonscopia e simili. Richiesta che, di questi tempi, appare ridicola ed inappropriata. C’è anche da tener conto del fatto che non tutte le donne possono sottoporsi a questo tipo di esami: nel tal caso dovranno dimostrare di essere illibate.
A partire dal 2012 erano stati imposti alle aspiranti maestre esami che garantissero uno stato di “buona salute”, così da prevenire assenze numerose.
Critiche. Così ha commentato Ana Paula De Oliveira Castro, avvocato specializzato nella difesa dei diritti femminili a San Paolo: «Si violano i diritti delle donne. Sono informazioni molto intime che ogni donna ha il diritto di tenere riservate». Non è d’accordo neanche il Segretariato particolare per la difesa dei diritti delle donne di Brasilia, determinato a tutelare la privacy delle donne sue concittadine. Hanno espresso il loro dissenso anche le associazioni di avvocati di San Paolo e, addirittura, il gruppo cattolico “Catholics for the Right to Choose”.
Questione di eguaglianza. A molti potrà sembrare una questione superficiale e causa di ilarità ma, in realtà, la proposta dello Stato carioca mette in crisi il concetto stesso di eguaglianza. Le donne in passato si sono battute senza sosta per ottenere gl stessi diritti dei loro padri, fratelli, mariti. Una richiesta simile rischia di distruggere piccoli progressi raggiunti in anni di sacrifici. Ancora una volta le donne rischiano di essere “punite” a causa della loro “indipendenza”, mentre agli uomini tutto è concesso.
La risposta dello Stato: «Le ispezioni sanitarie sono volte a garantire l’idoneità fisica e psicologica di candidati che, una volta selezionati, conserveranno il proprio posto di lavoro per una media di 25 anni».