News – Il nuovo Senato, ecco come cambia
Approvata in prima lettura la riforma del Senato. Un grande traguardo per il Governo che ridisegna la struttura di Palazzo Madama.
Esulta Matteo Renzi: “Nessuno potrà più fermare il cambiamento iniziato oggi”. 183 i sì incassati dal team-rottamatore e così il nuovo Parlamento comincia prendere forma. Come già anticipato, nei giorni di discussione, i senatori della neo- Camera delle Autonomie passeranno da 315 a 100 tra i quali 74 in rappresentanza dei Consigli regionali e di 21 Comuni. 5 i senatori a nomina presidenziale che rimarranno in carica 7 anni. Scompare, così, il senatorato a vita ma restano membri di diritto gli ex presidenti della Repubblica. Superato, come promesso, il bicameralismo perfetto. Il procedimento legislativo disciplinato dall’art 70 della Costituzione viene fortemente modificato, perciò, Il nuovo Senato si esprimerà solo su: leggi costituzionali ( l’art 138 rimane invariato), referendum popolari, ratifica dei trattati UE, Comuni e enti locali e leggi elettorali regionali nonché su temi eticamente sensibili. Tutte le restanti leggi saranno appannaggio unicamente della Camera dei deputati. Scompare l’indennità, i nuovi laticlavi essendo sindaci o membri di Consigli regionali non godranno di ulteriori stanziamenti ma resiste l’immunità parlamentare, che si estende ai nuovi senatori e così di fatto anche agli enti locali. In ultimo, corretti gli istituti di democrazia diretta ovvero referendum e leggi di iniziativa popolare: ritornano a 500.000 le firme necessarie per la proposta di un referendum da parte dei cittadini mentre salgono a 150.000 quelle necessarie per avanzare una proposta di legge. Vengono inoltre introdotti referendum propositivi e d’indirizzo. Rottamato anche l’ex Titolo V, viene riscritta la geografia politica del paese: scompaiono infatti le Province, nonchè la possibilità per Stato e Regioni di esercitare funzioni in legislazione concorrente (lo stato detta i criteri e la Regione li esegue nel dettaglio). Introdotta, invece, l’ipotesi di commissariamento di Regioni ed enti locali più negligenti. Lo Stato potrà altresì applicare una “clausola di supremazia” a tutela dell’unità della Repubblica. Un primo step per il Governo, ma l’iter costituzionale è ancora lungo, oltre all’approvazione in seconda lettura non è escluso un eventuale passaggio referendario e lì saranno i cittadini a decidere fino a che punto l’Italia è disposta a cambiare.
Fonte: ANSA