Tony Allotta ci chiede se si può vivere senza amore

Ieri, 8 di gennaio, il Teatro dei Conciatori di Roma ha ospitato la prima dello spettacolo La vita davanti, in scena fino al 13 di questo mese. Diretto e recitato dall’attore romano Tony Allotta, lo spettacolo è tratto dal romanzo La vita davanti a sè dello scrittore francese, di origine ebreo-russa, Romain Gary, di cui Emile Ajar rappresenta uno dei vari pseudonimi.

 Attraverso un monologo di circa un’ora e mezza, senza alcuna pausa, Momo, il protagonista della storia, giovane arabo lasciato, dalla madre- prostituta, alle cure di Madame Rosa, anziana prostituta ebrea scampata ai campi di concentramento di Aushswitz e “proprietaria” di un appartamento- orfanotrofio nella Belleville multietnica parigina degli anni ’80, ripercorre la sua difficile infanzia arricchendo il racconto di un’allegra e divertente malinconia e interagendo, sia verbalmente, che gestualmente, con il pubblico. La vita, per Momo, non è stata assolutamente generosa; costretto a vivere in stanze spoglie, sporche e affollate da altri bambini, con i quali condivideva il tortuoso destino assegnato ai figli di prostitute, il giovane arabo vedeva, in Madame Rosa, un punto di riferimento, una luce, uno stimolo che, almeno per un momento, sentì di aver perso quando scoprì che l’anziana prostituta percepiva denaro per dare affetto a lui e ai suoi coinquilini. Nonostante la dura verità, né Momo, né il pubblico, grazie ai ricordi del protagonista, può fare a meno di affezionarsi a quest’altrettanto sfortunata e segnata donna ebrea, la quale rappresenta la figura centrale, anche se fisicamente assente, del racconto e della memoria di Momo, che ce la descrive sottolineandone gli aspetti più generosi, malinconici e, allo stesso tempo combattivi, proprio come se rappresentasse la donna eroica della sua infanzia.

La scenografia, del tutto priva di orpelli, è all’insegna della semplicità: un ombrello, migliore amico del protagonista, una scala, dei pesciolini di carta appesi al soffitto e un telo, in bella vista, con su scritto Si può vivere senza amore? Argomento chiave dello spettacolo, questa domanda il protagonista la rivolge anche al pubblico, incitandolo a riflettere sul significato della parola Amore, termine tanto astratto, tanto ampio ed evanescente che, però, se ci si ferma a pensare, basta poco per viverlo intensamente. Cosa avrà voluto comunicare Momo con il suo racconto? Che meno si ha più si apprezzano le cose semplici ed autentiche? Che anche una vita del tutto priva di ordine e di comodità può aprire la strada a dei veri affetti? Le letture possono essere diverse ma la risposta alla domanda scritta sul telo è solo una ed è NO.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *