New York, i poveri entrano dalla porta di servizio
Una porta per i ricchi e una per i poveri: questa la nuova frontiera della discriminazione sociale nelle grandi metropoli. A New York è in costruzione un edificio che vedrà due ingressi: uno per i proprietari più abbienti, e un altro, più defilato, per tutti coloro le cui entrate non superino una determinata soglia.
Il nuovo condominio della Extell Development Company sorge al 40 di Riverside Boulevard, una delle zone più in auge dell’upper west side, con degli affacci straordinari sul fiume Hudson e su Central Park. Dei 274 appartamenti, 55 sono destinati ai residenti che percepiscono un reddito annuale non superiore a 51,540 dollari.
Le unità abitative “di seconda classe” sono collocate, va da sé, ai primi piani dell’edificio, e prevedono un affitto di 845 dollari al mese per un monolocale, 908 dollari per un bilocale e 1.099 dollari per due camere da letto. I prezzi, invece, crescono in modo esponenziale per gli appartamenti riservati ai “ricchi” e situati ai piani alti. Inoltre gli inquilini dei piani bassi non possono usufruire di alcuni servizi condominiali, come la palestra, la piscina o la common lounge.
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Il caso stride particolarmente con quello che era stato il manifesto programmatico di De Blasio durante la campagna elettorale: porre fine all’èra della “tale of two cities“, di una metropoli per ricchi e una per poveri, e rendere New York la città di tutti. Il primo cittadino della Grande Mela, in vacanza in Italia nel momento in cui è esplosa la polemica, si è ripromesso di far di tutto affinché quest’onta abbia fine; ma la sua amministrazione pare impotente di fronte a questo progetto, che è stato approvato precedentemente all’entrata in carica dell’attuale sindaco.
L’opinione pubblica è divisa: c’è chi sostiene che si tratti di una disparità di trattamento inammissibile, chi ritiene che, invece, costituisca comunque un passo avanti nei confronti di chi, prima del cosiddetto “Inclusionary Housing” – il programma che contempla affitti agevolati per le fasce di reddito più indigenti, e che permette alle società di costruzione di erigere più piani – non si sarebbe potuto permettere di vivere in quel contesto.
Insomma, se le classi sociali più modeste desiderano vivere in un condominio di lusso a Manhattan, devono accettare l’umiliazione di entrare dalla porta di servizio; e fa particolarmente specie che questo accada in una delle più grandi democrazie del mondo e in quella che è una delle sue roccaforti liberali per eccellenza.
Per i poveri sarà, forse, più facile entrare nel regno del cieli, ma non al 40 di Riverside Boulevard.
Twitter: claudia_pulchra