Cooperazione allo sviluppo: occasione Italia

Mancano una manciata di settimane per l’approvazione definitiva, da parte del Parlamento, della nuova legge sulla Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo. Un passo importante dunque quest’ultimo, soprattutto perché sono anni che se ne parla senza però essere mai arrivati a una soluzione.

Al contrario abbiamo assistito impotenti, per poco ancora si spera, alla discesa dell’Italia nell’ambito della Cooperazione allo Sviluppo: questo dato è stato fatto emergere da Transparency International, che posiziona il nostro Paese tra gli ultimi posti a livello mondiale in questo settore. Cosa introdurrà di nuovo il testo? Beh di novità ce ne saranno molte e questo non stupisce considerato il fatto che l’ultima e unica legge nell’ambito della Cooperazione Internazionale risale al 1987. In primis ai vari agenti operanti nel settore verrà abbinata una nuova denominazione, elemento che potrebbe sembrare marginale nel momento in cui questo non comportasse un conseguente cambiamento: i presupposti affinché ciò avvenga esistono, adesso, e dunque i nuovi nomi vanno di pari passo con una svolta effettiva. Innanzitutto il Ministero degli Affari Esteri si chiamerà Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale, così come il Ministro e il Viceministro verranno riconosciuti in questo modo. Il ruolo del primo sarà molto importante nell’ambito della cooperazione: curerà infatti le relazioni con le organizzazioni internazionali, avrà l’intera responsabilità politica del settore, stabilendone gli indirizzi e assicurandone il funzionamento e, tra le altre cose, dirigerà l’operato di una nuova istituzione, ovvero l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Per andare di pari passo con la complessità odierna del sistema internazionale ed europeo è nata l’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo. Questa fungerà da braccio verso l’esterno del Ministero e sarà dotata di un Direttore, nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro degli Affari Esteri e cooperazione internazionale, per un mandato di quattro anni. L’Agenzia svolgerà attività di carattere tecnico – operativo connesse alla programmazione, questa volta triennale e non annuale, dei finanziamenti, dei progetti, erogherà servizi, assistenza e supporto tecnico alle amministrazioni pubbliche e internazionali che operano nel sociale. Il tutto sarà supervisionato dal Ministro e dal Viceministro degli AECI, il quale assumerà le deleghe, da parte del primo, per partecipare senza diritto di voto alle sedute del Consiglio dei Ministri tutte le volte che verranno affrontate, direttamente e non, tematiche inerenti alla cooperazione.

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Una chiara delega politica è quella che prenderà parte attiva alla cooperazione internazionale italiana che, negli ultimi tempi, si è vista destinare solamente uno 0,16% del Pil. É stato necessario dunque operare per un “Rinascimento della cooperazione internazionale”, come afferma Roberto Ridolfi, Responsabile Direzione Crescita Sostenibile e Sviluppo nella Commissione UE. Una cooperazione che non sia solo parte integrante, bensì qualificante, della politica estera. Le Ong sono fonte di informazione nei momenti di crisi umanitarie, perché sono le uniche che si trovano in loco da molto tempo e conoscono, quindi, perfettamente la realtà specifica e sanno come gestirla (molto meglio dei media o dei politici, che si recano nelle zone in difficoltà solamente quando c’è qualcosa da raccontare). É bene allora rivalutare questo settore che potrebbe rendere l’Italia, nel nostro caso, una potenza agli occhi del mondo. E come fare quindi per rivalutarlo? “Joint Programming tra Italia e Unione Europea nella cooperazione – continua Roberto Ridolfi – unire le forze e dividerle nei vari luoghi, cooperare quindi veramente, unire il profit al no profit, non aver timore che le banche europee facciano da investimento. La parola profitto non deve far paura; ma il profitto deve essere responsabile a livello sociale e ambientale. Una chiara leadership politica nel settore dovrà dare luogo a una funzionale ed efficace progettazione e mantenimento; l’Agenzia esecutiva dovrà essere in grado di fare leva sulle risorse finanziare destinate alla cooperazione, con monitoraggio del Parlamento europeo. Questa nuova Presidenza del Consiglio Europeo dell’Italia, unita alla nuova legge sulla cooperazione internazionale e all’Expo 2015 sono tutti elementi che potranno dare nuova luce al nostro Paese a livello mondiale”. Ottimismo ed entusiasmo imperano tra gli operatori di questo settore. Noi ci auguriamo, forse parlando un po’ più egoisticamente, che oltre a operare per lo sviluppo mondiale, questa legge porti alla creazione di nuovi posti di lavoro, in Italia e all’estero, per i nostri giovani, visti gli articolati programmi di destinazione fondi che coinvolgono il nuovo testo.

Twitter @IlariaPetta

 

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