Hanno ucciso l’Unità
Il 29 luglio alle ore 14, l’Unità è stata uccisa. Ne piangono la scomparsa i lavoratori, le loro famiglie, qualche politico, gli amanti dei dibattiti politici, il popolo di twitter e gli appassionati delle feste estive.
Quando un giornale chiude ci sentiamo tutti un po’ meno liberi, anche se non lo abbiamo mai acquistato in edicola, ci dispiace pensare che non rientri più nel vasto panorama di possibili scelte. A qualcuno dispiace molto, soprattutto a quei lettori abituali che la mattina, appena si avvicinavano al chioschetto sotto casa, vedevano già sporgere la mano del giornalaio con la loro copia de l’Unità. Ma ad avere il cuore spezzato e lo spirito contrito saranno sicuramente quelli che, con l’Unità sotto braccio, non perdevano occasione di intavolare lunghi dibattiti di carattere politico al bar, all’università, negli studi medici, in metro, sotto l’ombrellone… perché come afferma il direttore Luca Landò: «L’Unità non è un giornale come gli altri: i giornali normalmente fanno informazione, l’Unità è informazione e passione». Eppure dopo quattordici anni dall’ultima chiusura del quotidiano fondato da Gramsci, per cause economiche, sempre nel mese di luglio, non è bastata la passione e l’impegno di giornalisti e lavoratori per evitare il peggio. Il quadro é drammatico e la cassa è sostanzialmente vuota, l’unico modo per salvare la società sarebbe l’arrivo di un’offerta per rilevare, non solo la testata ma tutta l’azienda.
La società editrice del quotidiano, la Nuova Iniziativa Editoriale spa, è stata messa in liquidazione dal 12 giugno 2014 e il 29 luglio, a seguito dell’assemblea dei soci, ha comunicato che il giornale sospenderà le pubblicazioni a partire dal 1 agosto 2014. «Fine della corsa. Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti: hanno ucciso l’Unità. I lavoratori sono rimasti soli a difendere una testata storica. Gli azionisti non hanno trovato l’intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale. Un fatto di gravità inaudita, che mette a rischio un’ottantina di posti di lavoro in un momento di grave crisi dell’editoria» è quanto scrive in una nota il Comitato di redazione; forte l’accusa del direttore al Pd e al premier Renzi: «L’Unità non è un brand ma un pezzo di storia dell’Italia. E’ sorprendente che il PD non sia riuscito a trovare una soluzione per l’Unità, avrebbe almeno potuto appoggiare il progetto di Fago (ndr un socio di maggioranza della Nie il quale ha proposto di affittare e poi acquistare il ramo d’azienda.)». Non sono mancate le risposte del partito che dichiara di essersi impegnato e di impegnarsi ancora, affinchè l’Unità non muoia: «Il PD è impegnato al 100 per cento per giungere ad una conclusione positiva di una vicenda che non riguarda solo l’identità e il passato ma anche il futuro della sinistra» ha affermato Francesco Bonifazi, tesoriere del PD, «È il momento per tutti di avere molta responsabilità -dichiara Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD– Il Partito Democratico ne è consapevole ed è impegnato al massimo. Occorrono soluzioni forti e stabili per dare un futuro all’Unità e ai lavoratori che in questi mesi difficili hanno garantito l’uscita del giornale».
@DeCanistra